Nel 1554 il regno di Carlo V si estende senza fine dal Sud America sino all'Europa centrale ed in questo massimo fiorire della potenza del territorio spagnolo viene alla luce quest'opera in tre edizioni: Burgos, Anversa ed Alcalà. Nonostante sia ravvisabile una differenza effettiva tra le diverse edizioni il problema principale rimane l'autore, sul quale sono scaturiti numerosi dibattiti che non hanno però portato ad una certa attribuzione dell'opera. Il primo tentativo di attribuzione risale al 1605, ad un frate geronimita che, secondo le parole di un suo confratello, sarebbe stato trovato in possesso di un manoscritto del libro. Le attribuzioni seguenti sono state progressivamente sempre più vaghe e spesso limitate a supposizioni di ordine ideologico. Sicché ora il Lazarillo rimane un'opera anonima ed in particolare appartenente al colto Umanesimo castigliano, alla corrente di pensiero di Erasmo da Rotterdam e si suppone scritta di pugno da un "Cristiano nuevo", cioè un Ebreo convertito al Cattolicesimo dopo il 1492. In quest'anno infatti la Regina aveva decretato l'espulsione dalla Spagna per chiunque non si fosse convertito.
Il romanzo epistolare si articola in sette capitoli o tratados di struttura circolare, che riportano sempre ad un medesimo stato d'essere del protagonista ed in cui nell'ultimo trattato si ritorna al prologo. Il carattere stilistico è tipico del romanzo cavalleresco, sebbene sin da subito si capisce che si tratta di una parodia del cavaliere senza infamia e senza macchia ed il verso iniziale non è un richiamo ai canoni letterari antichi, bensì un'adulazione al signore protettore dello scrittore. Il voler applicare poi la struttura epistolare si conface ancor più alla finalità adulativa dell'opera rivolta ad un particolare potente.
Inconsapevolmente l'autore crea un nuovo stile, detto picaresco e secondo diversi critici il succedersi dei fatti è raggruppabile in due blocchi principali che ruotano attorno alle vicende del protagonista. Il primo riguarda la vita personale di Lazarillo e senza riguardo espone le squallide condizioni sociali di questo personaggio, figlio di una prostituta e di un imbroglione, che non appena possibile viene affidato ad un cieco che sarà il suo primo protettore ed istruttore. Paradossalmente, l'evolversi dei fatti e degli episodi insegna nulla al protagonista, che rappresenta l'eroe negativo per antonomasia in grado di ricadere costantemente negli errori commessi in precedenza. Questa fallibilità di Lazaro rimanda alla parodia del genere cavalleresco ed il topos della "nascita nel fiume" viene sovvertita perché nasce in un luogo comune ed in un contesto
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