sociale buffo. Dunque, dopo avere imparato ad essere più astuto con il cieco, passerà sotto la protezione di un prete, che si distinguerà per essere ancor più avaro del cieco e per essere al centro di un acceso anticlericalismo. Difatti i ministri del culto erano bersaglio delle idee erasmiane e l'autore utilizza lo stesso linguaggio della chiesa per deridere il rapporto del prete con la società. In particolare un altro episodio molto comico chiuderà il rapporto con il prete, buttando ancora Lazaro in mezzo alla strada alla volta della "insigne città di Toledo". Qui incontrerà il suo terzo padrone o protettore: lo scudiero. Questi è l'emblema della classe sociale che più era diffusa in Spagna in quel periodo e che da possidente si era ritrovata a condurre una vita povera con l'obbligo di mantenere tuttavia una certa "etichetta" dettata dall'onore ed il povero Lazaro si trova così nella situazione infelice di dover mantenere il suo protettore, che sovverte, nei diversi casi che lo vedono protagonista, le caratteristiche del cavaliere senza macchia o del nobile ligio ad un elegante modo di vivere. Con le bassezze di questo maestro mancato si chiude il primo blocco narrativo per lasciare spazio al secondo, meno compatto dal punto di vista narrativo. Lazaro sarà dal quarto capitolo un lavoratore e non più un semplice servo, entrando in contatto con le diverse tipologie di occupazioni del periodo e come sempre facendo parte di scene esilaranti. Spesso vengono a galla le più becere truffe ed innumerevoli raggiri dei datori di lavoro, capaci di tutto per vivere o per arricchirsi sempre più.
     Spazio a parte merita il sesso, per come viene trattato nel romanzo. La maliziosa allusività delle definizioni porta alla luce il vizio nefando dei conventi ed in molte occasioni il sesso appare in maniera negativa o anomala e per rispettare la struttura circolare, Labaro, figlio di prostituta, finirà per sposare una "collega" della madre.
     Difficile invece collegare i diversi personaggi, perché ognuno occupa uno spazio chiuso e il filo conduttore che li unisce è solo Lazaro, le cui avventure meritano di essere lette in breve tempo e con il sorriso sulle labbra, in quanto molto incredulamente chiunque si chiederebbe come un'opera tanto intelligente e sfacciata possa essere stata scritta cinquecento anni fa.
                                                                               Gabriele Antonietti

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Gabriele, Antonietti, Letteratura, Straniera, LAZARILLO DE TORMES, Opera, Anonima, Lazarillo, De, Tormes