L'opinione del Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia
                                              Dott. Franco Abruzzo

     Franco Abruzzo: "Spero che il ministro Moratti blocchi questa immonda intesa, che peraltro viola la pari dignità sociale tra i cittadini"
     "I giornalisti professionisti e pubblicisti sono 63mila circa e di questi, si ritiene, almeno 30mila non abbiano conseguito una laurea. Rivolgo un appello soprattutto ai giovani, perché respingano con sdegno lo sconto di due anni di studi. Parlo come ex studente- lavoratore, che ha sostenuto non più giova­ne i 25 esami del corso di laurea quadrien­ nale in Scienze politiche, laureandosi con la lode. Quell'esperienza mi è stata utilissi ma. Un titolo senza saperi non serve. Biso­ gna studiare, aggiornarsi e continuare ad aggiornarsi per stare sul mercato con possibilità di successo e di lavoro. Spero che il ministro Moratti blocchi questa immonda intesa, che è contraria alla Costi­ tuzione in quanto viola la pari dignità socia­ le tra i cittadini. Perché le lauree non vengono regalate anche ai cittadini non giornalisti? La Facoltà di giurisprudenza di Milano, invece, ha respinto un'eguale pretesa dei ragionieri.
     "L'accordo tra il Consiglio nazionale dell'Or­dine e le tre Università, con la benedizione della Fnsi, è semplicemente scandaloso. Non è educativo, perché offre ai giovani scorciatoie e non indica agli stessi la dura via del sacrificio (qual è quella di saper conciliare lavoro e studi universitari). "È incredibile che l'esecutivo del Consiglio nazionale dell'Ordine, dominato da giorna­ listi ds del Gruppo di Fiesole e da espo­nenti di An o di destra (una maggioranza milazziana), abbia potuto avallare un simile vergognoso pateracchio. Ed è altrettanto incredibile la benedizione della Fnsi. Eppu­ re l'Ordine nazionale ha un presidente eccellente con due lauree". Conclude Abruzzo: "Mi batto da 15 anni per legare professione giornalistica e Univer­sità, cioè professione e saperi. E rimango della mia idea: i giornalisti devono studiare in Università per essere padroni degli argo­ menti che trattano via via e per riacquista­re credibilità e autorevolezza. Oggi bisogna pensare alla formazione continua, prefigu­ rata dal contratto, ma mai attuata. Questa trovata della laurea brevissima è semplice­mente umiliante per chi esercita la profes­sione più delicata tra le professioni intellet­tuali. Non abbiamo bisogno di patenti".

                                    "Tabloid n°6 Giugno 2004"

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