LAUREA IN UN ANNO
                                              di Graziano Paolo Vavassori

Pronta una scorciatoia esclusiva per i giornalisti senza titolo
                     (avremo 30mila nuovi "dottorini", ma privi di sapere)
     Questo recita il numero sei di Tabloid (Giugno 2004) a pagina 17 (25).
Il 15 maggio 2004, i quotidiani "Roma" e "Il Mattino" pubblicano la seguente notizia: "Giornalisti, varato il progetto per la laurea breve. Si creeranno nuove opportunità di lavoro" (Stefano Caldoro, sottosegretario alla Pubblica Istruzione Universitaria). "Intesa per le lauree brevi fra giornalisti e atenei" scrive "Il Mattino".
     Si tratta di un accordo, ancora da ufficializzare, tra il Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e le università di Chieti, Roma-Lumsa e Torino. Per quei giornalisti, circa 30mila tra pubblicisti e professionisti, che sono privi di laurea, potrebbe esserci l'opportunità di laurearsi alle facoltà di Scienze della Comunicazione, Politiche e Sociali nel giro di un anno, sostenendo solo 4 o 5 esami, venendo loro abbonati (regalati, scrive Tabloid indignato) 10-11 esami, sotto forma di "crediti professionali". Praticamente è come frequentare solamente il terzo anno, per poi scegliere di sostenere la tesi (70 - 90 pagine) per la laurea breve, così come accade ora per gli studenti che decidono di fermarsi al terzo anno. Chi consegue la laurea breve triennale ha comunque il titolo di "laureato", ma non di dottore, conseguibile solo con il quadriennio o la specializzazione.
     Personalmente sono anch'io d'accordo con il Presidente dell'Ordine dei Giornalisti Dott. Franco Abruzzo se si tratta di regalare il titolo a chiunque, ma non credo che si debba impedire a coloro che hanno una comprovata esperienza lavorativa giornalistica di non poter godere del titolo di laureato. Si casca sul tema del professionista o meno in funziona del titolo, ma la realtà lavorativa è che tutti cercano il bravo giornalista che costi poco e se questi 30mila non laureati non potranno avere questo privilegio, continueranno a praticare il medesimo lavoro esattamente come prima, senza laurea. Il giornalista di talento non lo diventa frequentando l'università, ma lo è di natura e senza laurea ha forse fatto anche più fatica per raggiungere la posizione lavorativa conquistata. Trovo invece sconcertante, inaccettabile, l'espressione "dottorini privi di sapere", perché pappagallare un libro imparato a memoria di fronte ad un docente non è certezza di sapere, laurearsi non è necessariamente sapere, in quanto la scuola italiana non è in grado di preparare gli studenti al reale mondo del lavoro, dove bisogna saperci fare veramente, ed il sapere reale frutto di impegno e passione di un "non laureato" non può essere denigrato in questo modo.
     Così come un non laureato Certificato Microsoft (che comporta notevole studio e vera esperienza sul campo) per le aziende ha più valore di un ingegnere informatico con lode appena uscito dall'università, anche il giornalista con concreta esperienza sul campo e talento non può essere denigrato in questo modo.
     Cliccando qui potete leggere il testo della e-mail che ho inviato ad Abruzzo.
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