RACCONTI DEL PASSATO - Il Mostro di Leffe
                                              di Gabriele Antonietti

     In un'afosa notte di Luglio del 1978 una signora anziana ed apparentemente priva di abitudini viziose scomparve senza lasciare tracce di sé . Era Annunciata Brignoli, settantunenne di Leffe, una persona dal temperamento calmo, legata ai valori cattolici ed ai propri cari. Del suo caso la stampa trattò poco, finché il fatto venne alla luce in un' occasione eclatante: nel febbraio '81 la Polizia di Stato ritrovò un cadavere nel lago d'Iseo, presso Tavernola. Per il riconoscimento del corpo gli incaricati delle ricerche delle persone scomparse chiamarono anche i già provati familiari della Brignoli, che apparvero al pubblico medianico per la prima volta. La figlia dell'anziana deceduta dichiarò che il corpo in questione non corrispondeva a quello della madre e non esitò ad argomentare le sue affermazioni con una serie di dati, come la diversità dei vestiti e la forte incongruenza dei tratti somatici. Anche Giovanni Bergamaschi, il genero, comparve in quell'occasione per la prima volta dinnanzi a telecamere e giornalisti, avendo accompagnato la moglie al cimitero per il riconoscimento del cadavere. Si trattava di una persona comune e di buona famiglia, impiegato in banca e proprio questo insieme di fatti contribuì a distogliere l'attenzione della stampa e delle forze dell'ordine da questa famiglia.
     Il 1981 costituì un momento di svolta per la famiglia Bergamaschi, poiché Giovanni lasciò il lavoro presso la banca e sparì con la moglie Giannina e la figlia Aurora, trasferendosi all'estero senza precisare il luogo esatto. Cartoline da tutte le destinazioni d'Europa arrivavano a casa dei parenti di Leffe con cadenza mensile. Dopo alcuni anni, esattamente tre, i cugini di Aurora trovarono nella casella della posta una lettera proveniente da Barcellona, recante la firma di Giovanni Bergamaschi, della moglie e della figlia, regolarmente bollata, ma priva di timbro postale. I destinatari portarono la cartolina dai carabinieri, insospettiti dalle continue cartoline provenienti dall'estero e dall'anomala sparizione della famiglia Bergamaschi, che dal 1981 si faceva sentire solo per mezzo postale. I molti sospetti e questo solo indizio permisero l'inizio delle indagini. Sotto la guida del magistrato Antonio Di Pietro, i carabinieri di Bergamo cominciarono a raccogliere notizie e dati sulla famiglia ed in particolare su Giovanni Bergamaschi. Dell'intero nucleo famigliare era stato rilasciato solo un passaporto, quello di Giovanni, che dall'81 aveva cominciato una serie di rapporti di lavoro a termine come camionista. Della moglie e della figlia nessuna traccia. Dove erano? I nuclei operativi applicarono ogni metodo di ricerca possibile finché decisero di recarsi all'interno della villa dei Bergamaschi. Il 10 febbraio 1984 Giacomo Pezzoli, parente intimo di Giannina, aprì le porte della villetta abbandonata di Leffe alle forze di Polizia. Tutto era fermo ed immobile, come se la vita fosse stata interrotta all'improvviso. Nelle stanze da letto erano visibili per terra a malapena alcune macchie di sangue rappreso. I Carabinieri perquisirono tutto l'abitato sino ad arrivare al piano interrato.

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