Nel sottoscala una macabra sorpresa: i cadaveri di Giannina Pezzoli e della figlia Aurora, morte a causa di un forte colpo in testa. Conservati in sacchi di cellophane per ovviare alla decomposizione e murati in fretta e furia per renderli introvabili i corpi parevano ancora intatti. Nel frattempo, non appena udita la notizia del tragico ritrovamento, il Bergamaschi sparisce dalla casa dei genitori in via Broseta a Bergamo. Qui alternava a soggiorni lavorativi in Germania ed Europa all'ospitalità parentale. Inoltre, aveva fatto credere a tutti che la moglie e la figlia si trovassero all'estero e non potessero ritornare in Italia, adducendo cause differenti ogni volta. In quella fuga affrettata dalla casa di Bergamo nel Febbraio '84 commise alcuni errori: il passaporto si trovava nella valigia, impedendogli la fuga oltre confine, per di più, grazie ad un taccuino che riportava diversi numeri di telefono, i carabinieri poterono ricostruire la pista di fuga e ritrovarlo a Roma presso il fratello. L'omicidio perfetto, in grado di illudere Giovanni di essere un genio del crimine si rivelò grossolanamente errato. Venne arrestato nella capitale, confessò d'essere colpevole con freddezza inimmaginabile e nel giro di poche ore raccontò tutte le proprie mosse: una storia di orrori nascosti durata sei anni.
     Il 16 Luglio 1978 Giovanni ritornò da Gatteo Mare dove si trovava in vacanza con la moglie. La figlia Aurora, che allora aveva circa un anno, era stata lasciata a casa di amici a Leffe per via del caldo che avrebbe potuto nuocerle. Giovanni quella notte litigò con la suocera per l'ennesima volta, poiché voleva impedirgli di portare la piccola al mare con sé. Il litigio finì con il Bergamaschi che sferrò diversi colpi di chiave inglese sulla testa dell'anziana signora Brignoli causandone il decesso. Per nascondere ogni traccia raccolse il cadavere richiudendolo in un sacco, lo pose nel bagagliaio dell'auto e come un folle guidò nel cuore della notte verso la cima del Monte Croce dove la seppellì sotto due metri di terra. Il cellophane mantenne il cadavere pressoché intatto ed il Dottor Borra, medico legale, riuscì a ricostruire e confermare quanto era stato dichiarato dall'omicida sei anni dopo l'accaduto. In particolare confermò l'oggetto usato per compiere il terribile atto, osservando i segni vistosi sul corpo.
     Giovanni si sbarazzò invece di moglie e figlia in una notte del 1981, forse dopo l'ennesima discussione su quale fosse stata la sorte della signora Assunta o forse per il timore che la moglie Giannina lo denunciasse alla polizia. Così, per cancellare ogni sospetto, con meticolosa azione colpì al cranio la donna e la bambina, usando sempre quella chiave inglese deputata agli omicidi. Nascose nel sottoscala entrambe e, dopo averle chiuse in sacchi di cellophane, le murò. Si premurò poi di scrivere continuamente a tutto il vicinato ed ai parenti più stretti falsificando le firme delle conviventi. Ogni tanto, come asserito da qualche compaesano, il Bergamaschi tornava sul luogo del delitto, per assicurare a tutti che la signora e la figlia stessero bene, ma la messinscena crollò nell'ultima fuga, tra l'incredulità ed il senso di giustizia che provava dinnanzi alle brutture che aveva commesso. Il senso della fine è nel fallimento che provò dopo l'ennesimo giorno in cui non era stato in grado di togliersi la vita come avrebbe voluto, legata ad un filo, ad un cappio come quello che i carabinieri trovarono nelle sue tasche il giorno dell'arresto.
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