GIOVAN BATTISTA MORONI - Realista lombardo o lombardo realista?
                                 di Cristiano Calori

     Si è aperta, il 13 Novembre 2004 presso il Museo Diocesano di via Pignolo a Bergamo, la mostra "Giovan Battista Moroni - Lo sguardo sulla realtà", articolata in quattro differenti spazi espositivi: Museo Adriano Bernareggi, Palazzo Moroni, Chiostro di San Francesco e Biblioteca Angelo Maj. Essa è stata curata da Simone Facchinetti, giovane critico bergamasco d'ottimo avvenire (e presente), con la consulenza scientifica di Mina Gregori, personaggio consacrato da anni nel campo della critica dell'arte nazionale ed internazionale. Il nucleo principale dei dipinti, provenienti da vari musei, è esposto presso il Museo Adriano Bernareggi ed in parte nelle sale di Palazzo Moroni.
     Il Chiostro di San Francesco ospita interessanti opere su carta, una delle quali di Michelangelo Buonarroti, riferite al tema del Giudizio universale, commissionato al Moroni per la Chiesa di San Pancrazio a Gorlago e rimasto incompiuto per l'improvvisa morte del pittore nel 1579 ed in questa sede esposto. Alla Biblioteca A. Maj, invece, vi è esposto il Ritratto di Giorgio Asperti(?), parroco di Gorlago, illuminato mecenate del Moroni che gli commissionò il Giudizio universale.
     La mostra concentra la propria attenzione al periodo 1560-1579, nel quale fu chiara la svolta naturalista e verista del Moroni, il quale, rientrato in patria (Bergamo) da Trento, si affermò come il pittore di ritratti più famosi e richiesti dalla borghesia locale ed è proprio lavorando per questi che elaborò il suo personale stile pittorico. In particolare, va ricondotta anche a lui la particolare vena realista e drammatica che ha caratterizzeto la pittura lombarda nei secoli successivi, da Vittore Ghislandi a Pelizza da Volpedo. La pittura del Moroni fa dell'introspezione psicologica e dell'esasperante verismo dei personaggi ritratti il tema dominate della sua arte, traspaiono dai suoi ritratti: il ceto sociale, l'aspetto caratteriale oltre che i difetti fisici. Questo tipo di pittura si contrappose apertamente al colorismo veneto, alla pittura classica ed alla idealizzazione del bello che fino a quel momento avevano qualificato la ritrattistica ufficiale del cinquecento da Lorenzo Lotto a Tiziano, per citarne alcuni.
     La sua produzione devozionale, destinata alle varie chiese della bergamasca cui si dedicò dal giorno del suo ritorno, pur connotandosi per uno spiccato realismo, appare maggiormente conforme a quella di altri pittori del cinquecento che aderirono ai nuovi canoni estetici proposti dal concilio di Trento, apertosi nel 1551 e chiusosi nel 1563. Ancora, l'esposizione ci offre la possibilità di vedere dipinti che difficilmente i nostri viaggi estivi all inclusive ci permetterebbero di ammirare, per citarne alcuni, si passa dallo strepitoso

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