Spesso ci si chiede, vedendo qualche film o leggendo una favola, se, potendo conoscere in anticipo il proprio futuro, esiste la possibilità di cambiarlo. Rispondo io ora al vostro quesito: "sì"! Non vedo infatti perché possa essere diversamente. Se si conoscesse in anticipo quello che accadrà, chiunque, trattandosi di situazioni negative, tenterebbe di intervenire ed è sufficiente cambiare luogo che il futuro si modifica. Naturalmente si andrebbe incontro ad un nuovo futuro imprevisto che potrebbe essere peggiore di quello scoperto in anticipo.

     Tornando all'inizio della mia vacanza, appena sceso dal autobus, notai subito una folla di gente accalcata intorno ad uno steccato, che acclamava, sbraitava, liberando espressioni piuttosto colorite, degne di un buon libro che potrebbe intitolarsi: "Le parolacce in lingua italiana". Io, tremendamente curioso, mi diressi in quella direzione estraendo la mia tessera di giornalista, con la quale nessuna porta mi viene preclusa. Quando la visuale finalmente mi fu aperta da degli agenti della security, fui sbalordito dalla dirompente bellezza sensuale della ragazza che mi trovai davanti agl'occhi. Rimasi incantato e con la macchina digitale sollevata a mezzo busto per due lunghissimo minuti, durante i quali ho pensato a così tante cose e così velocemente che mi sembrava fosse trascorsa una mezzora.
     È ovvio che si era radunata tutta quella gente, soprattutto maschile; una compagnia pubblicitaria spagnola stava realizzando un servizio fotografico per una nota ditta di biancheria intima, almeno così mi dissero gli energumeni della security, intenti più che altro a tenere d'occhio la ridda di gente, che a lasciarsi andare a fantasie erotiche spontanee guardando quella bellissima creatura, la quale, visto il prodotto da pubblicizzare, non era certo coperta fino alle caviglie.
     È in quel piccolo paese della bergamasca che accadde qualcosa che nella vita di un uomo non può verificarsi due volte. Venni raggiunto dal fotografo dopo che si consultò con la modella, mentre io, di nascosto, agitavo le dita della mano sinistra, l'unica libera, per il nervosismo e pensavo a cosa potessi avere fatto di inadatto per meritarmi l'attenzione di queste persone. Patrik, lessi in seguito sul cartellino plastificato agganciato al taschino della camicia inzuppata di sudore per il gran caldo, appena giunto a portata di voce, iniziò a farmi una serie di domande, dette freneticamente una dietro l'altra, come si conface ai migliori geni artistici della terra. Io, che non conosco lo spagnolo, capii nulla, assolutamente nulla, se non fosse che, dal tono di voce, intuii che fossero domande. Patrik, scocciato ed impaziente, si voltò e chiamò con un cenno l'addetto alle luci, presumo in quanto fosse in grado di tradurre in italiano la lingua da me sconosciuta e tanto più odiata per questioni poco importanti da descrivere in questa vicenda.