Giungemmo a destinazione. Si trattava veramente di un posto isolato, tuttavia sufficientemente pianeggiante, almeno per le esigenze del gruppo al fine di approntare le attrezzature. Ambra ed io ci infilammo nei camerini improvvisati, naturalmente due diversi, e ci mettemmo i costumi, beh.. la biancheria intima. Mi fece uno strano effetto uscire di fronte a tutti con poco addosso, ma, in effetti, la condizione psicologica con la quale si affrontano situazioni imbarazzanti per lavoro permette di far nascere quel senso di professionalità tale da far scemare l'imbarazzo. Mi rimangiai tutto quando mi trovai di fronte Ambra. Per fortuna, la biancheria che indossava non era particolarmente sexy, probabilmente si trattava di un prodotto a basso costo o per uso ordinario; ammetto la mia ignoranza in materia. Comunque, il contatto pelle a pelle con una creatura simile è un qualcosa che lascia il segno. Non potrò mai dimenticare quei momenti, ma non si trattava solo di bellezza; Ambra, in perfetta coerenza con il nome che porta, ha qualcosa di molto particolare, un po' misterioso ed un poco familiare. Quando sorride, quando esprime la gioia che la sua giovinezza pretende, riesce a mettere a proprio agio chiunque. Quando il suo sguardo si getta nel passato per ricordare quel qualcosa di deleterio che sicuramente non ha di proposito subito, riesce quasi a fare scomparire la propria avvenenza.
     Il lavoro doveva continuare e si ballava, diciamo non nel mio caso, ma per la macchina fotografica erano sufficienti quelle quattro mosse che Ambra mi aveva insegnato e le sue ripetute indicazioni sulla posizione, lo sguardo, l'atteggiamento, mentre Patrik scattava avidamente. Lo scatto, un frammento di tempo che con un marchingegno riusciamo a catturare illudendoci di possedere quell'istante, ma per quanto possa essere una goccia nell'oceano della nostra esistenza ci aiuta a vivere, a ricordare. Ho amato poche donne nella mia vita e solo con qualche scatto, magari anche rubato a loro insaputa, ho potuto curare il dolore che amare e non essere contraccambiato determina nostro malgrado. Perché alla fine, pensandoci bene, ti rimane solo quello e le cicatrici nel cuore. Sì, ci si sente più maturi, più arricchiti dentro, il dolore cambia le persone, pur sempre di dolenza si tratta tuttavia, per la quale chiunque, se avesse potuto scegliere, avrebbe preferito evitare. Così, diventiamo tutti più vecchi e più tristi e ad un certo punto gettiamo la spugna, smettiamo di ricercare la felicità e ci convinciamo che stavamo solo inseguendo un sogno infantile. Ci guardiamo attorno e ci accontentiamo di quello che abbiamo; è saggio senz'altro godere anche delle piccole cose, di quanto la vita ci ha concesso, ma sui sentimenti è un accontentarsi che lascia sempre l'amaro in bocca: "è l'inizio della sopravvivenza."
                                                                      .............continua - Quarta parte

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