IN MEMORIA DI WALTER TOBAGI
                   di Graziano Paolo Vavassori - Fotografia Cristina Mascheroni

     Mi rivolgo alle nuove generazioni di giornalisti, di cui io stesso faccio parte essendo iscritto all'ordine dal 2002, in quanto è più probabile che non conoscano il significato della commemorazione del 28 maggio di quest'anno: sono 25 anni che è morto Walter Tobagi, "che è stato assassinato".
     In suo onore è stata realizzata e scoperta una targa apposta in via Salaino, realizzata grazie al sostegno del Comune di Milano e del vicesindaco Riccardo De Corato, in onore appunto di quell'inviato speciale del Corriere della Sera divenuto "Martire della Libertà" a causa delle Brigate Rosse. È stato troppo sincero, troppo realista, è stato un giornalista vero che ha scritto la verità, né più né meno ciò che dovrebbero fare tutti i giornalisti oggi. Tobagi tuttavia lo ha fatto in anni molto difficili, dal 1968 al 1980, anni in cui i giornali erano meno afflitti dalle regole non scritte del commercio, anni in cui però erano soggetti a censure politiche-mafiose, gli anni delle Brigate Rosse, a causa delle quali era difficile rimanere liberi, onesti, indipendenti.
     Con il suo nome è stata creata l'associazione per la Formazione al


Giornalismo, non solo per il suo assassinio, ma anche in onore del suo lavoro come Presidente dell'Associazione lombarda dei giornalisti. Tobagi ha avuto una vita molto intensa, più che sotto il profilo della carriera, per la rivoluzione delle idee. Tobagi è stato un riformista ed era in sintonia con le idee del PM Emilio Alessandrini, insieme due personaggi molto, troppo scomodi, perché loro erano il cuscinetto che garantiva la sopravvivenza del tessuto sociale di quel tempo.
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Milano, Via, Salaino, 28, Maggio, 2005, Walter, Tobagi, Targa, Franco, Abruzzo, Albertini
La moglie Stella Olivieri e la figlia Benedetta. I figli Benedetta e Luca.