Loro erano ufficialmente il simbolo di un'Italia che voleva cambiare, che voleva uscire da quella cappa di paura e repressione ad opera della Mafia: Walter Tobagi la voce, Emilio Alessandrini la mano a capo di un gruppo di giudici progressisti ed intransigenti. Loro sono stati l'obiettivo della mannaia delle Brigate Rosse.
Walter Tobagi era convinto che la stampa era uno strumento per combattere le ingiustizie e le sue giornate erano scandite da due pensieri: capire e scrivere per condividere quanto si potesse evincere dal suo lavoro. Parallelamente sosteneva che non si poteva parlare di qualcosa senza citarne la fonte e coloro che lo avrebbero fatto avrebbero reso la notizia un mezzo per "combattere delle battaglie per conto terzi" o un mezzo per fuorviare l'attenzione del lettore.
Anche se ucciso a soli 33 anni, Tobagi ha dato molto al giornalismo e molte delle sue idee sono ancora attuali, ma si è impegnato anche nella lotta al cambiamento del movimento sindacale, per
tutelare democraticamente il lavoratore. Sua, infatti, è la regia di Stampa Democratica. In queste righe non c'è purtroppo lo spazio per citare tutto, figuriamoci, ci sono libri interi sulla vita di Tobagi. Oggi noi possiamo solo piangerlo e ricordarlo, in quanto, se la nostra società è migliorata, è anche merito suo e del suo sacrificio.
Per chi volesse approfondire:
- "Oltre la notte di piombo" di Gigi Moncalvo - Edizioni Paoline
- "Il delitto paga? L'affaire Tobagi" di Pier Vittorio Scorti - Sugarco Edizioni
- "Morte di un giornalista. Storia di Walter Tobagi" di Daniele Biacchessi - Baldini Castoldi Dalai
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