LE VIE DELL'ARTE, L'ARTE NELLE VIE
                                              di Francesca Frosio

     Una gabbia inaccessibile, una scultura dorata, una serie di grandi lettere rosse, il volto di Padre Pio ingigantito. Questi elementi all'apparenza sembrano avere nulla che li accomuni. Invece, essi sono le quattro opere d'arte protagoniste della mostra "Arte a dimensione urbana". Più che una mostra è un progetto realizzato dalla GAMeC (Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea) e dall' Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo per il 60° della Liberazione, con il preciso intento di superare l'isolamento tra le opre d'arte contemporanea e la città. Gli artisti chiamati a lavorare a questa iniziativa sono tutti importanti, ognuno esponente di una diversa corrente od ideologia: Michelangelo Pistoletto, uno dei maggiori esponenti dell'Arte Povera, la cui opera più nota è probabilmente la "Venere degli stracci" (1967); Mimmo Paladino,

protagonista della Transavanguardia; Stefano Casciani, non solo artista ma anche designer ed autore di numerosi libri, tra cui "Design italiano nei Musei del Mondo. 1950 - 1990"; infine, un'apertura all'estero con Sislej Xhafa, artista kossovaro interessato alle tematiche sociali. I loro lavori sono collocati nello spazio della città, costituendo una sorta di "mostra itinerante": i cittadini possono così scoprire valide opere di arte contemporanea, sfidando anche eventuali pregiudizi, e, nel contempo, riscoprire Bergamo o, più semplicemente, concedersi una passeggiata nei "soliti posti" per vedere qualcosa di diverso.
     La prima tappa è sulle mura di città alta, vicino a porta Sant' Agostino, dove è posizionata "Spazio libero", una grande gabbia realizzata da Michelangelo Pistoletto con la collaborazione dei detenuti del carcere di

San Vittore. Fedele alla sua concezione dell'arte come rispecchiamento del reale ed alla riflessione sulla condizione dell'esistenza, aspetto dell'Arte Povera, l'artista biellese tratta un tema scottante, quello della "libertà che sta dentro ad ogni gabbia sociale" e lo converte in un'immagine potente: una gabbia scura