presentò alla casa italiana, i dirigenti di allora si divertirono molto guardando i disegni di quella macchinetta ai loro occhi tanto ridicola. Risero un po' meno però quando Giorgetto la mostrò ai boss della Daewoo, i quali ne rimasero entusiasti e la costruirono. Il
successo di quell'auto lo conosciamo tutti e siccome in quegl'anni la casa coreana aveva l'esigenza di penetrare il mercato europeo, per il primo anno e mezzo la vendette addirittura sotto costo. Quelli della Fiat non solo si "mangiarono le mani", ma dovettero abbassare il prezzo di Punto e Panda per rimanere competitivi. Nel mondo degli affari le vendette personali non portano profitto, contano solo gli interessi, tuttavia, quando vennero stabilite le clausole contrattuali tra Fiat e GM, alla voce riguardante la possibilità di montare i motori diesel Fiat sulle utilitarie Daewoo (acquisita poco prima di Fiat da GM), un sonoro ed orgoglioso no mise in discordia i due marchi. La situazione si è aggravata quando la GM mise mano ai cassetti dei progetti delle rispettive case appena entrate nell'universo General Motors: mentre Daewoo, fallita, aveva con sé ottimi progetti già pronti per i quali mancavano solo i fondi, Fiat, apparentemente poco più solida economicamente, aveva oramai ridotto a nulla gli investimenti per i nuovi modelli e non aveva altro che pessimi e frettolosamente finiti progetti. Gli italiani, famosi nel mondo per essere dei grandi imbroglioni, non si sono certo smentiti agli occhi di GM che, di fatti, ha maturato stima nei confronti di Daewoo e l'ha fatta crescere, premiandola recentemente con il marchio Chevrolet. |