"L'esperienza di Spazio Autismo è unica in Italia. Riceviamo richieste di visita e di consulenza da diverse città..."
                                             di Francesca Frosio - Fotografia Paolo Acquati

     Quando arriviamo alla sede di Bergamo di Spazio Autismo i corridoi sono deserti. Dalle pareti ci guardano fotografie di ragazzi sorridenti e tanti riquadri colorati a cui sono attaccati degli oggetti, dalle posate di plastica ai pastelli. Seguendo le voci e le risate lungo i corridoi, arriviamo alla sala da pranzo. Al nostro ingresso ci accoglie un caloroso "Qui si fa merenda!", seguito da saluti e presentazioni. Tra nutella e patatine, facciamo conoscenza di alcuni operatori e ragazzi del centro. Approfittiamo poi della ripresa delle loro attività per visitare la struttura: diversi laboratori, una sala per disegnare, un'aula con due computer, un'altra con degli strumenti musicali, tutte identificati da cartelli colorati sulle porte. Vicino all'ingresso c'è la segreteria: è lì che ci aspetta per l'intervista Maria Carla Marchesi, la direttrice del centro. Ci accoglie con quello che sembra essere il biglietto da visita di Spazio Autismo: un sorriso.
     Seduti alla sua scrivania, iniziamo una lunga chiacchierata. Per cominciare le chiediamo di fare per noi una sorta di "introduzione generale", soprattutto per chi non conosce l'associazione, raccontandoci com'è nata e quali obiettivi si prefigge. "L'iniziativa", parte Marchesi, "che in seguito ha portato alla costruzione del centro Spazio Autismo di Bergamo, è nata da una constatazione relativa alla difficoltà di poter dare una proposta educativa adeguata a bambini e ragazzi che presentano delle difficoltà, non facili da capire né da affrontare. La nostra preoccupazione, inizialmente, è stata quella di trovare un approccio non di tipo clinico, ma che ci consentisse di inserire in modo soddisfacente i bambini a scuola, di trovare per loro una collocazione sociale adeguata e di costruire con la loro famiglia una prospettiva a breve termine, quindi, sia quotidiana sia rispetto al futuro. La situazione generale, infatti, era di completo stallo. Come riferimento abbiamo avuto un centro in Belgio il cui referente, Teo Peters, su nostro invito, è venuto a Bergamo e ha fatto un lavoro di formazione di un gruppo di operatori, coloro che avete visto qui oggi, con cui abbiamo iniziato a lavorare. Il nostro approccio dava dei buoni risultati, le famiglie erano contente ed abbiamo proseguito. Tutto questo è accaduto tra il 1994 e il 1997, anno in cui, a conclusione del grosso della formazione, abbiamo chiesto al Comune di darci degli spazi in cui lavorare. Da subito ci sono state date due aule in una scuola, poi, a seguito della crescita del numero dei ragazzi, ci siamo trasferiti qui, a Valtesse."

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