INCHIESTA SULLA MORIA DEI PESCI NEL FIUME SERIO
                                 di Silvia Ferrari e Graziano Paolo Vavassori
     È stato un disastro annunciato. Il primo avvelenamento del fiume Serio, avvenuto nel settembre 2004, giungeva inaspettato e distruttivo, certo, ma qualcuno aveva già parlato delle pessime condizioni in cui versava il corso d'acqua. Risale al febbraio del 2004 l'esposto in cui la sezione bergamasca del WWF lamentava un continuo cambiamento del colore delle acque del Serio, segnale palese di un inquinamento dovuto agli scarichi industriali e civili che quotidianamente affluiscono nel fiume; segnalazione che, a quanto pare, è rimasta inascoltata, come si evince dal trafiletto apparso sul sito web dell'associazione in data 16 luglio 2004. A settembre, dunque, è avvenuta la catastrofe ambientale. Mille e cinquecento chili di pesce avvelenato dagli scarichi di un criminale attualmente individuato dalle forze dell'ordine, ma che rimane - per ora - senza nome a causa del riserbo necessario fino alla conclusione ufficiale delle indagini.
     All'inizio del mese di settembre, dopo un altro grave episodio di inquinamento ai danni del fiume Brembo, all'altezza di San Pellegrino, alcuni pescatori di Ponte Nossa hanno allertato la polizia provinciale in seguito al ritrovamento di un'ingente quantità di pesci morti sulle rive del Serio, alla confluenza con il torrente Riso. Una volta scesi in campo gli agenti è stato accertato che la moria ha interessato un esteso tratto di fiume, dal già citato Riso al campo gara che va da Ponte Nossa a Casnigo, compresa la zona "no kill" del bacino, adibita alla pesca a mosca con immediato rilascio delle prede. Sul posto è intervenuta anche l'Arpa, l'Agenzia Regionale Protezione Ambiente, coadiuvata dall'Asl e dall'operato di alcune guardie ittiche volontarie. Una vera ecatombe di qualità ittiche pregiate, come temoli, trote mormorate e fario, queste ultime reintrodotte solo recentemente grazie ad un oculato programma di ripopolamento ittico. C'è di più: oltre alla distruzione di queste specie, anche la microfauna del fiume ha subito pesantissimi danneggiamenti, che compromettono la sopravvivenza di tutte le specie fluviali, essendo questi piccoli invertebrati la prima fonte di nutrimento dei pesci. Come se non bastasse, il 2 settembre 2004 la polizia provinciale è dovuta purtroppo intervenire per un nuovo caso di avvelenamento delle acque del bistrattato Serio, questa volta in una zona compresa tra Ranica, Scanzorosciate, Gorle, Pedrengo e Seriate. Un articolo comparso sul sito dei Verdi informa che sono stati recuperati oltre cinquecento chili di pesce avvelenato, tra cavedani, barbi, trote.
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