verificare anche in televisione, sempre più totem multimediale di massa della società contemporanea, nella quale le trasmissioni dedicate all'arte contemporanea, anche se alcune discutibili, abbondano e si moltiplicano.
Comprendere il fenomeno non è facile e di certo ci vorrebbe un sociologo, resta il fatto che la generazione dei trenta-quarantenni di oggi, se paragonati a quelli della generazioni precedenti viaggiano di più, sono più colti e desiderano possedere opere d'arte più vicine al tempo che stanno vivendo, meno retoriche, che siano impregnate di quello che i critici d'arte definiscono lo zeitgest cioè lo spirito del tempo. In un epoca nella quale il leit-motiv è che la società contemporanea si è imbarbarita ed imbruttita e nella quale i nuovi ricchi dettano legge mi sembra questo uno spiraglio che contraddice, almeno in parte, questa tesi: infatti, oggi la massa va volentieri a vedere mostre d'arte moderna, spesso fa pure le file per vederle, è più selettiva nella scelta dei film e in quelle musicali, per arredare casa sceglie il design.Questi segnali, per me positivi, sono certo spiazzeranno e scontenteranno i numerosi radical-chic orobici, molti miei amici, che ritengono da sempre di loro esclusivo appannaggio cultura, arte e cinema contemporaneo. L'avvicinamento all'arte moderna da parte della piccola e media borghesia di certo non piacerà e li spingerà schifati e inorriditi verso le nuove frontiere dell'arte e dell'arredo etno-chic. Pare infatti che tra loro vada di gran moda, ma questa è tutta un'altra storia...
cristiano.calori@fastwebnet.it