Con l'approssimarsi dell'equinozio d'autunno e con la ripresa dell'attività scolastica e, con essa, del cicaleccio di bambini e studenti con coreografica cornice accompagnatoria di mamme, zie, badanti e tate varie, le vie cittadine sono state nuovamente invase dal traffico nevrotico di furgoni, SUV, nuove vecchie e grandi Punto e, come prassi impone, dagli scranni comunali vengono riesumate le proposte sulla gestione della viabilità e sulla riduzione dell'inquinamento, accantonate nel sonnacchioso periodo estivo. Le recenti iniziative dell'amministrazione comunale, colte sui quotidiani locali, consentono quindi di valutare i nuovi orientamenti del governo cittadino in materia e costituiscono un continuum con l'altro ambizioso progetto di pedonalizzazione della città, argomento già trattato il mese scorso. Il pubblicizzato e rivoluzionario programma autunnale, nato dalle fertili menti degli occupanti dell'assessorato competente, si erge a mentore di una nuova realpolitik in materia di viabilità e culmina con la sorprendente proposta di aumentare i prezzi dei parcheggi per contrastare la circolazione della auto nel centro cittadino. Più ci si avvicina al centro più si paga, questo è il nuovo messaggio-slogan che si ode dalla stanza dei bottoni di Palazzo Frizzoni; e così, per la gioia di tutti, l'amministrazione cittadina ha individuato, con lungimiranza ed acume non comuni, la panacea di tutti i mali o almeno di buona parte di essi, una sorta di casereccia ricetta risolutiva per dare inizio all'eliminazione degli intasamenti del traffico veicolare. Non solo: lo stesso assessorato propone altre vincenti soluzioni quali i parcheggi di interscambio, dislocati a raggiera nelle prime periferie cittadine, e l'utilizzo dei bus che da tali parcheggi dovrebbero condurre nel centro città. Più o meno le soluzioni, a quanto mi consta, che una trentina di città italiane hanno elaborato dopo mesi, se non anni, di studi viabilistici commissionati a celebri urbanisti, elargendo loro generosi onorari o, se preferite, ingaggi stile calcistico, e disperdendo le risorse locali per progetti realizzabili nel medio lungo termine, quando forse la moltitudine avrà compreso che l'automobile, vero lusso popolare della società postindustriale, servirà solo per imboccare l'Autostrada dei Fiori o la congestionata Adriatica nei mesi estivi per raggiungere Varazze o Gabicce mare con bambini, cani e gatti, blindati come galeotti nelle sempre più grandi ed eleganti monovolumi. Forse allora si assisterà alla catarsi dell'italiano motorizzato che, acquisita per inerzia o per disperazione la consapevolezza di rinunciare all'utilizzo dell'auto in città, preferirà l'uso di qualche mezzo alternativo (si pensi alla crescita esponenziale delle moto di cui, anch'io, sono utilizzatore e sponsor) o di qualche miniauto, magari alimentata con carburanti "puliti".
I famosi parcheggi di interscambio, sui quali mi sono permesso di ironizzare pur condividendone l'utilità, rappresentano una soluzione ragionevole datata Anni Ottanta ma rimasta sulla carta, salvo rarissime eccezioni, perché, come al solito, nel nostro Paese i problemi giungono sui tavoli dei dicasteri cittadini solo