quando si sono incancreniti e diventano quasi irrisolvibili se non con l'adozione di rimedi draconiani che meriterebbero, da parte della popolazione, rivoluzioni silenziose e più subdolamente punitive. Il paragone che mi sovviene è come quando si vorrebbe curare, con le conoscenze attuali, un carcinoma in metastasi, con la pretesa di guarire senza neanche avvertire la necessità di accendere un cero in onore di qualche santo o avventurarsi in un pellegrinaggio per chiedere la grazia alla Madonna di Pompei. Ho divagato ma, ritornando all'argomento, vedo come ogni anno si rinnovi il solito problema delle strade congestionate, il cui flusso di veicoli trova ulteriore ostacolo davanti a semafori interminabili e non sincronizzati. Insomma, un film già visto che promette le solite trame e l'intuibile finale. Inoltre, prima o poi, statistiche alla mano, i nuvoloni minacciosi e carichi di pioggia e grandine potrebbero cessare di transitare sulle Prealpi e sulla bassa pianura e solo allora, con l'avvento del dispettoso anticiclone e delle aree di alta pressione, si potrebbe innestare il trimestre "nero", quello secco, umido e tanto temuto, che inevitabilmente determinerebbe l'impennata delle polveri sottili, della siccità e del conseguente calo, al di sotto dei livelli minimi, di laghi, fiumi e invasi. Sui quotidiani apparirà la notizia dell'omologazione del nuovo record storico dall'ultima campagna di Russia ed il governo cittadino, oppresso dalle direttive UE, indeciso sul da farsi ed incapace di adottare iniziative praticabili, rilancerà i consueti palliativi delle domeniche ecologiche (tanto apprezzate finché rimarranno confinate nei giorni festivi), della circolazione a targhe alterne o, peggio ancora, del blocco totale del traffico in città. A tal riguardo, si pensi al famoso mercoledì nero di qualche mese fa allorché una presuntuosa quanto miope ed irrazionale amministrazione volle impedire gli accessi alle auto, generando interminabili code di automobilisti furibondi.
     Insomma, gestire una città, soprattutto italiana e con le sue radicate e disordinate convinzioni e abitudini culturali, non è cosa facile perlopiù se da una gestione discutibile ed impopolare sul traffico, direzione nella quale, a mio parere, si sta incautamente avviando Bergamo nell'imminente stagione autunnale ed invernale, ne conseguano valutazioni traducibili in sfiducia nell'operato della Giunta comunale. Siccome la città sta mutando la propria fisionomia viabilistica, con soppressione dei parcheggi in superficie per far posto alle corsie preferenziali del trambus, con istituzione di sensi unici, zone 30 e piste ciclabili, occorre prender atto che l'automobile sta diventando un lusso per la circolazione cittadina ed allora è bene che coloro che sono chiamati a disciplinare l'utilizzo dei mezzi comincino ad adottare una politica credibile ma allo stesso tempo sensata. Bergamo non può certo diventare come Assisi, non avendone le caratteristiche né la spiccata vocazione turistica, ma deve poter essere accessibile ad un traffico ordinato ed intelligente e che sia compatibile con le necessità di imprescindibile mobilità e, soprattutto, adottando una politica non votata alla speculazione sul costo dei parcheggi bensì al loro ragionevole ed economico utilizzo.

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