I TRACCIATI DI NAZCA
                                                     di Gaia Blandano

     Prima di Cristoforo Colombo e prima ancora degli Incas, gli abitanti della regione di Nazca, a sud del Perù, tracciavano strane linee sul suolo della "pampa"; questi segni sono la testimonianza di conoscenze matematiche ed astronomiche pressoché inspiegabili per popolazioni così antiche, tanto più che questi disegni, come noto, sono visibili solamente dall'alto. Quando si sente la parola "pampa", si pensa subito agli sterminati bassopiani argentini, famosi per le coltivazioni di cereali e per l' allevamento di animali, ma le pampa del Perù sono molto diverse: distese di sabbia e pietre, inospitali come deserti e gli indigeni chiamano Nazca "il deserto che parla"; parla con linee e disegni di rara perfezione e continua a parlare. anche quando, nessuno riesce a capire ciò che dice.
     Il primo avvistamento ufficiale di questi tracciati avvenne nel 1939 da parte di aerei militari che, sorvolando la zona, notarono la presenza di strane linee sul suolo che formavano veri e propri disegni e che si estendevano per chilometri. A partire da quel primo avvistamento iniziarono gli studi sul fenomeno: sempre nello stesso anno il professor Paul Kosok, dell'Università di Long Island (USA), insieme al suo assistente John Arward, iniziarono l'analisi sistematica delle tracce. Verso il 1949 fu l'archeologa Maria Reiche, dell' Università di Amburgo ad occuparsene, pubblicando anche un libricino illustrato, ed infine fu il servizio fotografico del Ministero dell' Aria peruviano a decidere di effettuare i primi rilievi precisi dei disegni; nonostante tutto, fino al 1973 non si trovò accenno a queste meraviglie, in un solo manuale di archeologia.
     Questi strabilianti disegni prendono il nome di "grabados"; ne sono stati contati sino ad oggi 788, con oltre 100 spirali, e le figure che colpiscono maggiormente sono quattro: quella del ragno, la cui struttura fa pensare ad un aracnoide preistorico, quella della scimmia lunga un centinaio di metri, con una enorme coda arrotolata a spirale, quella di un condor ad ali spiegate della lunghezza di circa 180 metri e quella di un uccello in cui alcuni vedono la gigantografia di un colibrì con un becco che da solo misura circa 100 metri. Ognuno di questi disegni racchiude in se un profondo valore simbolico, leggibile in chiave religiosa e presente in ogni cultura: ad esempio il colibrì è una di quelle rappresentazioni dal significato oscuro, che possiamo ritrovare non solo qui in Perù, ma anche nel sud dell'Inghilterra, realizzata attraverso la discussa tecnica dei cerchi nel grano. Accanto a queste rappresentazioni, indubbiamente affascinanti, esiste una grande quantità di altri bellissimi e stranissimi disegni: cani, gatti, uccelli, pesci, sauri, serpenti con più teste, animali sconosciuti ed oggetti ignoti dalle forme indescrivibili ai quali non è stato possibile dare un'interpretazione.

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