tredici e le cento tonnellate, e trascinarlo a valle semplicemente servendosi di una ventina di uomini. Facendolo scivolare, tirandolo con delle corde ora a destra ora a sinistra, facendogli percorrere in piedi un tragitto a zig zag, il gigante di pietra è arrivato a destinazione. L'esploratore ha dichiarato di aver avuto l'idea ascoltando una nenia locale, la stessa che, secoli addietro, dava il ritmo agli operai che trascinavano i moai. Guardando poi la base delle statue, smussata e levigata dallo sfregamento col terreno durante il trasporto, ha trovato una conferma alle sue teorie. Niente cosmonauti di altri pianeti dunque, ma semplice forza di braccia. Questa teoria è stata in parte smentita ed in parte confermata nel 1982, dall'equipe dell'archeologa Joan Vanteelbourg, la quale, con l'ausilio di un computer, ha potuto stabilire che per percorrere i quindici chilometri di spazio che intercorrono dal vulcano a valle erano sufficienti settanta operai e quattro giorni e mezzo di lavoro, bastava stenderlo supino su due travi di legno, fatte rotolare su alcuni rulli da traino; pochissimo materiale e fatica contenuta, ma considerando che di statue erette ve ne sono davvero molte, per quanto possibile, non è detto che sia davvero andata in questo modo.
     Se esistono diverse spiegazioni plausibili sulla tecnica di costruzione dei giganti di pietra, resta da domandarsi chi o cosa stiano osservando da millenni i muti occhi bianchi dei moai. Secondo lo studioso di Paleoastronautica Ulrich Dopatka, il Dio Make Make, una delle divinità locali, viene ricordato in costante rapporto con misteriosi esseri alati: bassorilievi e statue di legno e di pietra raffigurano straordinari uomini-uccello, uomini-lucertola e uomini-pesce, mentre nella letteratura specializzata l'Isola di Pasqua viene indicata come isola degli uomini-uccello. Potrebbe darsi che le numerose leggende relative a divinità volanti tramandino una remota memoria di extraterrestri dall'aspetto parzialmente umano. Una memoria che potrebbe avere, anche solo in piccola parte, un fondo di verità. Su uno dei massi del vulcano Rano Kao sembra sia scolpita una faccia totalmente diversa da quelle rappresentate attraverso i moai, un volto con lunghe escrescenze ai lati degli occhi e un paio di corna ramificate, che gli indigeni chiamavano "l'uomo-insetto" e a quanto pare sull'isola non sono mai esistiti animali con le corna. Anche la scrittura, conosciuta col nome di Rongo-Rongo e costituita da simboli, pur essendo molto simile ai segni che compaiono su certi antichi sigilli ritrovati in Pakistan, non è mai stata decifrata e compresa, come se si trattasse di un linguaggio incomprensibile al genere umano in qualunque momento della sua storia. Un autore francese, Denis Saurat, sostiene nei suoi testi che gli abitanti dell'isola sarebbero potuti

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