La prima capanna, adiacente il museo, è quella dell'artigiano del villaggio: in essa troviamo molti strumenti, fedele copia degli originali ritrovati ed esposti nel museo, usati per la lavorazione del bronzo, la lavorazione del lino, la produzione



delle reti da pesca, l'impasto dell'argilla ecc. La seconda capanna, la più grande, rappresenta sia l'abitazione, nella quale si svolgono tutte quelle attività domestiche quali tessere, cucire, macinare il grano, cucinare e riposare, sia il luogo di incontro fra il capo villaggio e la sua tribù. L'ultima capanna, diversamente dalle altre due, ha una struttura più leggera ed aperta in quanto è stata pensata come ripostiglio per gli attrezzi di lavoro che all'occorrenza poteva trasformarsi in ricovero per capre e pecore. Trattandosi di una ricostruzione basata sull'esame dei resti ritrovati e sullo studio di analoghi villaggi presenti in Italia, l'ambientazione delle tre capanne è legata ad un criterio didattico del Museo in quanto non esistono prove archeologiche che attestino una separazione così netta fra le attività domestiche e le attività artigianali.
     Le tre capanne sono il risultato di un progetto nato per volontà del Museo Tridentino di Scienze Naturali che per la sua progettazione si è avvalso della collaborazione della Sopraintendenza Archeologica della Provincia Autonoma di Trento, di archeologici dell'Università di Trento e di Padova e di altre qualificate consulenze scientifiche.
     Per quanto riguarda l'adiacente Museo, sezione tematica del Museo Tridentino (scaricate il programma di agosto in PDF), esso venne istituito negli anni '70 per esporre al pubblico tutti quei reperti, vecchi di circa 4.000 anni, ritrovati e testimoni di quella civiltà che aveva scelto proprio questo luogo per fondare un villaggio che tutti gli archeologici concordano nel definire come uno dei più importanti di tutto l'arco alpino. Esso raccoglie una ricca documentazione di oggetti ed utensili risultato di circa mezzo secolo di scavi e di ricerca fra i resti delle antiche fondamenta, ancora visibili dalle vetrate dello stesso.
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Museo delle Palafitte, Lago di Ledro, Palafitte, Ledro, Molina, Margherita Cogo, Giuliano Castelli, Franco Brighenti, Archeologia, Trento