Esatto, avete letto bene, io sono razzista. In verità lo è anche la maggior parte di voi, ma non avete il coraggio di renderlo noto, di ammetterlo; questo è anche peggio, perché siete anche falsi. Siete, siamo razzisti perché basta vedere una persona di colore per provare quella sensazione che proviene da dentro, quel fastidio che non possiamo reprimere, che spesso si innesca anche solo conoscendo un residente del paese vicino, che per noi è un "forestiero". È la medesima sensazione che si prova quando qualcuno ci entra in casa o tocca la nostra auto, oppure addirittura si siede sulla nostra moto per provarla e noi, stupiti, osserviamo il tale, ci precipitiamo al nostro mezzo e quasi increduli lo esortiamo a scendere (come ti permetti!) dall'oggetto di nostra proprietà.
È quanto accade lungo le nostre strade, nelle vie della nostra città, nostra, appunto, dove solo il fatto di vedere un immigrato, un extracomunitario, scatena in noi quell'istinto di difesa del proprio territorio. Anche se è una vocina piccola, una lieve sensazione, un pensiero è già razzismo, è inutile sfuggire, negare, è puro razzismo, ma proprio qui risiede il cardine della questione: è normale, naturale, anzi, assolutamente giusto.
Il termine razzismo è solo un modo elegante per definire la naturale propensione alla sopravvivenza, un altro esile tentativo di distinguerci dagli animali, ma non siamo diversi da questi ed anche noi abbiamo l'istinto della conservazione del territorio. In natura esiste la cosiddetta "selezione naturale", secondo la quale l'essere più resistente o che si adatta ad un cambiamento ambientale sopravvive, quindi procrea, generando altri esseri più forti. Anche le specie animali lottano per sopravvivere, per conservare il territorio e noi umani abbiamo occupato tutto il pianeta, in quanto siamo quelli più forti. Anche noi siamo distinguibili per specie umane, fisicamente siamo diversi dagli africani o dai cinesi, la scienza è inconfutabile, l'idea che siamo tutti uguali, fratelli, sono tutte sterili affermazioni politiche e religiose.
Questa gente ha invaso il nostro territorio ed il nostro istinto lo percepisce, ma non possono essere biasimati, si tratta del loro istinto di sopravvivenza. Noi, tuttavia dobbiamo, in virtù della nostra sopravvivenza, difenderci, proteggere il nostro territorio, la nostra cultura, la nostra gente. È un processo naturale e normale: praticamente siamo obbligati a combattere o non sopravviveremo e non potremo esimerci dal farlo.
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