dalla letteratura, ma in sette anni, sulla base dell'esperienza, l'abbiamo modificato. Abbiamo visto altri ospedali, incluse alcune realtà italiane come Vipiteno e Poggibonzi, che da molti anni praticano il parto in acqua. L'esperienza è importantissima: rivediamo tutti i casi per affrontare meglio i nuovi. La nostra coerenza verso il parto fisiologico si vede anche nel numero di parti cesarei che effettuiamo: secondo l'Istituto Superiore di Sanità non dovrebbero essere superiori al 20% delle nascite; ormai da diversi anni rispettiamo tale indicatore, anzi, nel 2005 sono stati addirittura il 19%."
     Sempre in tema di cifre, la dottoressa ci racconta che nel 2005 il 14% delle loro gravide ha effettuato il travaglio in acqua e più della metà di queste ha deciso anche di partorire in acqua, "in parole povere non si deve per forza partorire in acqua, spetta alla paziente decidere. Il sollievo è fondamentalmente nel travaglio: si allevia il dolore senza l'utilizzo di farmaci. Nella sala parto con la vasca c'è anche un lettino. Il nostro scopo è di aiutare la donna, dandole il massimo supporto e la massima libertà."

     Fondamentale è anche preparare le donne, offrendo loro informazione e competenza, per permettere loro di scegliere con coscienza. "Il percorso della vasca va spiegato già dai primi mesi di gravidanza," afferma D'Oria. L'informazione, se viene prima, è meglio gestita, ma non è obbligatorio frequentare i corsi pre-parto. "Anzi", esordisce con vivacità, "spesso donne che decidono prima di partorire in acqua fanno in vasca solo il travaglio e all'ultimo decidono di uscire, mentre altre, magari titubanti, venute per partorire normalmente, scelgono di provare il parto in acqua". È il caso della nostra
neo-mamma, che ha scelto all'ultimo momento, facendo metà travaglio fuori e l'altra metà dentro. "Tuttavia", precisa D'Oria, "il corso pre-parto offerto dall'Ospedale non dà una preparazione specifica al parto in acqua, ma lo presenta come una delle modalità possibili, accanto alle altre."
     Parlando di informazione, ci sono diversi miti su questo tipo di parto. Tra tutti, il più diffuso è che esso sia più lungo di un parto normale. Approfittiamo della dottoressa per sfatarlo: "I dati della letteratura attestano che il periodo dilatante è più breve. Il periodo espulsivo invece può allungarsi, perché a volte c'è uno stato di latenza tra la fine delle contrazioni e l'inizio dell'espulsione, ma comunque non in modo significativo. Senza conseguenze negative sul feto, ovviamente."
     Il parto medicalizzato e quello in acqua sono due vie diverse, "non sovrapponibili". L'acqua aiuta la donna, come confermano le mamme alla dottoressa, e "la mette nelle migliori condizioni di fare da sola quello che è assolutamente capace di fare."
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