TRASPORTI PUBBLICI E COMPATIBILITÀ CITTADINA
                                 di Pierluigi Piromalli

     Dalla scorsa estate si è formalmente dato avvio alla costruzione della metrotramvia Bergamo-Albino, meglio conosciuta come tram veloce, opera che dovrebbe, nelle intenzioni dei suoi ideatori e progettisti, rappresentare l'ossatura del futuristico ed innovativo impianto dei trasporti della città e della provincia orobica. Il progetto di questa infrastruttura, che dopo decenni di monopolio provinciale della SAB si è finalmente concretizzato, recupera in parte, il che è tutto un dire, la filosofia della mobilità anni sessanta allorché il treno delle valli rasentava, con il suo incedere, i costoni rocciosi prospicienti i fiumi orobici e regalava ai suoi ospiti scorci panoramici scanditi dal ritmico avanzare dei vagoni. Anche l'antico sedime ferroviario è stato e sarà in parte recuperato, per dare seguito all'opera di riattivazione del tracciato abbandonato a causa del boom del trasporto su gomma.
     Se la lungimiranza di qualche esponente politico avesse fatto proseliti, probabilmente la provincia bergamasca godrebbe, ancor oggi, dei benefici del treno, mezzo per antonomasia alternativo alle quattro ruote, che sicuramente avrebbe decongestionato, già da tempo, il traffico veicolare nelle valli ed avrebbe offerto un caratteristico impatto ambientale ed allo stesso tempo, per usare un termine caro agli ambientalisti, ecosostenibile con lo sviluppo del territorio. In ogni caso, tralasciando qualsiasi inutile commento circa la convenienza di scelte politiche opinabili, è un dato di fatto che il tram delle valli costituisca, quantomeno nelle intenzioni degli amministratori, una finalità importante nell'ambito del riordino del sistema dei trasporti urbano ed extraurbano. Tuttavia, la sua crescita lamenta qualche difficoltà a causa degli inevitabili quanto fisiologici imprevisti che accompagnano, nella paradossale logica italica, ogni opera di carattere innovativo sebbene il tram, figlio legittimo di quell'antico treno a vapore, di rivoluzionario abbia ben poco.
     Chi ha avuto l'occasione di esplorare e conoscere altre realtà provinciali o extraregionali ben sa che le ferrovie secondarie, quale fu quella delle Valli, possono gestire autonomamente le risorse attingendo non solo alle casse dello Stato, in virtù della cosiddetta "concessione governativa", ma anche ai fondi regionali, opportunità che consentono un'organizzazione più immediata e razionale del comparto dei trasporti con adeguata o perlomeno moderata soddisfazione dell'utenza. Sicuramente il progetto tramviario è ambizioso e si innesta in una comprensibile volontà di riorganizzazione della mobilità soprattutto per contrastare il sempre crescente numero di veicoli, che ormai ha

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