BERGAMO E LA CRESCENTE CRIMINALITÀ
                                 di Pierluigi Piromalli

     Il fattore criminalità da sempre scuote e condiziona la convivenza civile, incidendo sia sulla qualità della vita delle singole comunità sia sul tessuto sociale delle stesse. Tralasciando scontate quanto ovvie considerazioni sociologiche circa la crescita di un siffatto fenomeno, sebbene vada sottolineato come la criminalità attecchisca normalmente nelle società libere ed opulente, occorre fotografare lo stato del problema così come si manifesta in città e provincia e come viene conseguentemente percepito dalla popolazione. L'informazione locale, sia quella cartacea che radiotelevisiva, fagocita gli accadimenti locali di cronaca nera e, facendo emergere uno scenario allarmante, li trasforma in microcariche esplosive per l'opinione pubblica, che viene travolta da stime percentuali e dati statistici che puntualmente evidenziano l'impennata in primis dei reati contro la persona e poi di reati contro il patrimonio.
     Ricercare le cause di questa piaga sociale, che qualche filosofo contemporaneo potrebbe ritenere un male necessario ed anzi fisiologico per ogni aggregazione sociale che giuridicamente si autodisciplina, parrebbe fin troppo facile e forse demagogico ma ciò non toglie che la disattenzione delle istituzioni, coniugata ad interessi politici neanche troppo celati, ha in larga parte contribuito a far degenerare il fenomeno sul territorio, esponendo i cittadini ad una sempre più crescente paura. Eppure è proprio di questi giorni la notizia della guerriglia urbana scatenatasi tra cosche della criminalità organizzata, dedita principalmente al narcotraffico, e polizia, che sta sconvolgendo San Paolo del Brasile, amena città che, nell'immaginario collettivo, evoca i fasti carnevaleschi e che oggi assiste impotente ad una mattanza che giustificherebbe il coprifuoco e l'adozione di leggi speciali repressive.
     Fortunatamente l'Italia, pur convivendo con realtà criminali storiche radicatesi nel codice genetico della nazione, pare lontana da questi foschi scenari ma l'attenzione della politica nazionale e, più specificatamente, di quella locale, dovrebbe rivolgersi al controllo territoriale di persone sospette, di ambienti malavitosi ed aree ad alta incidenza criminale comunque generalmente noti. L'ambito geoeconomico rende Bergamo vulnerabile al pari di altri contesti cittadini sia perché è una città ove regna il benessere e, quindi, sollecita l'attenzione della malavita, sia perché l'enorme afflusso di popolazione extracomunitaria ha inciso nella evoluzione criminale tipizzando, in buona parte, il tessuto sociale. Ovviamente il problema non va circoscritto solo alla tendenza generalizzata di rendere le frontiere simili al gruviera, ma è evidente che vi sia un intreccio tra fenomeni criminali nostrani e transnazionali.

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