La cronaca orobica ha messo in risalto, negli ultimi tempi, lo stato di abbandono di alcune aree della città, diventate presidi di sbandati, di senzatetto, di avventurieri pseudo-metropolitani e di irregolari clandestini. Se da una parte la città assiste ad una metamorfosi urbanistica che coinvolge il centro e le zone ad esso limitrofe, dall'altra non può che prendere atto della oscura e contrapposta faccia della medaglia, caratterizzata da una sempre crescente emarginazione sociale, che eleva a rango di cittadelle del degrado contesti una volta anime palpitanti del nucleo cittadino.
L'Amministrazione, come sempre, non può che essere chiamata "in garanzia" per manlevare i propri amministrati, i quali avvertono il disagio, spesso abilmente o colpevolmente nascosto, di convivere con situazioni ormai estreme ed al limite della tollerabilità. È il caso di via David, luogo ove una volta sorgeva la Società dei Mulini, balzato agli onori della cronaca per essere diventato un "rifiugium peccatorum" per le anime reiette e per i "cospiratori" della società operosa e lavoratrice. I suoi inospitali quanto intriganti ambienti di archeologia industriale sono diventati, tra l'indifferenza dell'Amministrazione e della cittadinanza, territorio di nessuno, una sorta di anima nera inglobata nel tessuto urbano ma al tempo stesso dimenticata dalla città.
Si potrebbe quasi avvertire un moto di alterazione se si pensa che questi baluardi architettonici, testimoni silenziosi dell'operosità orobica che rievocano l'incedere della vita nelle fabbriche, avrebbero potenzialmente la possibilità di candidarsi a musei a cielo aperto, in attesa di una loro inevitabile trasformazione in colossi di edilizia moderna. Ovviamente in questo Eden allucinato si consumano, come è facile intuire, affari paralleli che alimentano un mercato fiscalmente inesistente ma realmente produttivo di un benessere alternativo. Eppure, nonostante la situazione, a detta dell'attuale proprietà, sia costantemente monitorata, l'Amministrazione preferisce mantenere inalterati i tempi delle procedure burocratiche, il cui iter conclusivo consentirebbe di sbloccare, in tempi più ragionevoli, la grottesca vicenda e di fornire le necessarie autorizzazioni per le opere di demolizione e di bonifica dell'area.
Via David, nella sua ambigua quotidianità, non è altro che una delle alternative che la città colpevolmente offre al popolo degli emarginati e, in piena sintonia con la logica consumistica che propone centri commerciali in continua espansione per la nostra opulenta e sempre più affamata società, rappresenta uno dei luoghi del triste avanspettacolo cittadino. L'ideale tour turistico urbano ci pone, inoltre, davanti ad un altro problema di pari entità, rappresentato