dall'area, da poco dismessa, della Mangimi Moretti, anch'essa fino a non molto tempo fa realtà industriale collocata in una zona cuscinetto tra la tangenziale e l'ormai sempre più congestionato quartiere di Campagnola, i cui spazi si sono rapidamente trasformati in alloggi di fortuna per l'esercito degli emarginati.
     Campagnola, zona periferica ma ormai assorbita dall'espansione della città, deve convivere non solo con la vicinanza all'aeroporto e con l'ingombrante quanto economicamente redditizia attività garantita dal centro commerciale di Orio al Serio, ma anche con le anomalie generate dalle situazioni di degrado che trovano terreno fertile in questi spazi territoriali troppo presto ignorati.
     Lo strano fenomeno di questa polarizzazione del degrado è un fatto sintomatico ed è curioso che contesti ambientali in predicato di essere acquisiti dalle società immobiliari o in attesa di valutazioni urbanistiche da parte degli organi amministrativi all'uopo preposti, debbano trasformarsi, con la passiva complicità delle istituzioni e dei residenti, in avvilenti realtà, crocevia di traffici illeciti e di attività similari. In condizioni normali, si potrebbe pensare che questa diffusa forma di vita alternativa appartenga alle grandi aree metropolitane, ambiti che favoriscono l'affermazione di quella marcata contrapposizione tra benessere e disagio sociale con tutto ciò che ne consegue. Bergamo, è stata capace, invece, nella sua limitata estensione, a non essere da meno e, nella sua circoscritta realtà cittadina, si sta distinguendo per una tutt'altro che encomiabile opera di tacita accettazione dei fenomeni di dissesto sociale.
     Infine, non si può dimenticare l'oggetto del contendere che, in un recente passato, generò un dibattito demagogico e politicamente opinabile, ovvero il campo nomadi di via Rovelli, altra "perla" che divise le coalizioni dell'Amministrazione cittadina e che, per molto tempo, costituì una zona franca della quale la città sembrava non accennare ad un minimo di vergogna.
     Dopo lo sgombero dell'area, avvenuto fra moti di velata quanto fastidiosa polemica, sembrava che la situazione fosse rientrata nella normalità e che l'indegno spettacolo cittadino fosse cessato, restituendo un minimo di decoro ad una strada che non è e mai sarà un corso Buenos Aires in scala ridotta. Tuttavia, le cattive abitudini sono dure da estirpare e pare che la singolare tradizione campestre, tanto cara alle etnìe di matrice nomade, si stia riproponendo in attesa di nuovi e risolutivi interventi chirurgici che, come da protocollo, torneranno a dividere fazioni politiche e ideologiche confermando un copione già visto.
     La speranza risiede, quindi, nell'auspicabile attenzione che l'Amministrazione in carica vorrà riporre nell'affrontare con fermezza un problema che, da un punto di vista civico ancor prima che pratico, coinvolge l'intera collettività.

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Bergamo, Pierluigi, Piromalli, Avvocato, Via, David, Campagnola, Degrado, Urbano, Moretti, Mangimi, Rovelli