praticabili nel breve termine. Limitare il problema solo con inibizioni ad oltranza della circolazione veicolare e via discorrendo significa ricorrere ad iniziative tampone ed evasive che, comunque, non risolvono il problema. Controllare il parco veicoli dei privati per renderlo il più possibile conforme alle direttive europee e alle disposizioni normative regionali rappresenta una delle tante soluzioni che, da sola, non può bastare ad abbattere l'inquinamento ma che, invece, genera problemi a chi deve recarsi fuori città e farvi ritorno. I mezzi pubblici non sono generalmente in grado, nella realtà attuale, di soddisfare le necessità di un'utenza stritolata da tempi ristretti e da impegni spesso non procrastinabili. I mezzi urbani, checché se ne dica, non sono affidabili se non per i pazienti pensionati che di tempo, bontà loro, ne hanno a iosa. Le ferrovie sono moribonde, trafitte da colpi di mortaio di manager killer, ed il termometro del loro malessere è rappresentato dagli umori degli irriducibili pendolari costantemente e legittimamente sempre sul piede di guerra.
     In questo fosco scenario ne deriva che chi non può fare a meno di muoversi, senza appartenere alla categoria degli esentati automuniti, rischia seriamente, di fronte all'incubo di ricorrere ai mezzi alternativi, di veder penalizzata la propria attività e di far affidamento all'ingegno per ovviare al problema o, più semplicemente, di ignorare i divieti sperando nell'elasticità di qualche agente volutamente distratto. Recentemente si è poi ventilata la possibilità di introdurre il ticket d'ingresso nel centro cittadino tanto per completare il corredo di proposte bizzarre e malcelatamente vessatorie. Evidentemente a Palazzo Frizzoni credono che la operaia "Berghèm", città provinciale per vocazione e per dimensione, sia paragonabile a Milano, Roma, Londra o Oslo, metropoli, quelle sì, alle prese con problemi di ben altro spessore.
     Per evitare che l'amministrazione trasformi in realtà questo rischio, occorre estendere le attività di verifica anche alle altre fonti di inquinamento come gli impianti di riscaldamento condominiali e gli impianti industriali, con cause non ignorabili, ed imporre ai mezzi aziendali e ai veicoli pesanti rigorosi controlli dell'efficienza dei sistemi di scarico e combustione. Non solo: se l'amministrazione comunale e gli enti locali cominciassero a dotarsi di mezzi non inquinanti per lo svolgimento delle attività cui sono preposti, ne nascerebbe una campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Dulcis in fundo: l'amministrazione, per impulso gerarchico regionale, ha proibito l'utilizzo di camini e stufe nelle aree critiche fino al 31 marzo, sintetizzando un orientamento istituzionale che sollecita un'amara quanto ampia riflessione su come le opulente società industrializzate siano diventate schiave del proprio benessere e dei propri paradossi non solo ambientali.

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