Sfatiamo un pregiudizio molto diffuso: di solito, una donna obesa è considerata una viziosa, in quanto non sa resistere al cibo e si ingozza, una anoressica invece è considerata una donna malata. Sono entrambe ammalate, affamate di cibo e di emozioni interiori scombussolate da traumi o turbe del passato.
     Nel mondo dell'anoressica tutto quello che la circonda (amici, genitori, parenti) passa in secondo piano, diventa irrilevante. Spesso i genitori ci provano ad entrare nel suo mondo chiuso ed ostinato, per cercare di ricondurla alla ragione facendole notare che ha uno scheletrico aspetto sofferente e che sta rischiando la vita, ma rimangono impotenti davanti a tanta ostinazione, tanto che chi vive da vicino questa malattia spesso subisce dei contraccolpi psicologici tali da arrivare alla disperazione ed ammalarsi lui stesso, rendendo necessario per il terapeuta un intervento psicologico per il recupero della paziente e dell'intero nucleo familiare. Ricordiamoci che stiamo parlando di un disagio che si manifesta ingerendo cibo per riempire il vuoto dentro di sé, oppure rifiutandolo in toto, cercando di comandare un qualcosa di ingestibile, il corpo umano, in nome di un ideale perfetto che in fondo non esiste. Inoltre, le anoressiche hanno meno massa muscolare, meno massa ossea e sono quindi più fragili; questa fragilità ossea rispecchia la loro esilità mentale impedendo loro di ammettere di aver bisogno di aiuto ad uscire dal circolo vizioso nel quale sono cadute.
     Un dato sconcertante ci deve far riflettere, soprattutto considerando le conseguenze che la moda, la pubblicità e la televisione hanno sul nostra vita sociale: nel campo della moda, da trent'anni a questa parte, il peso delle modelle è diminuito del 17-19 per cento, mentre il peso medio delle donne nel mondo è aumentato del 20 per cento. Molte delle modelle infatti vengono ingaggiate dagli stilisti per essere delle ottime grucce per abiti da sogno e nient'altro.
     Dalla Camera dell'Alta Moda di Roma rimbalza un pensiero: "Speriamo che questo non sia solo un fuoco di paglia e che possa essere varata anche in Italia una legge simile a quella spagnola. Speriamo che qualcuno metta fine a questi impossibili stereotipi che tanto condizionano le giovani donne al giorno d'oggi. Speriamo che questo fuoco di buon senso in arrivo da Madrid non si riduca e si spenga in un capriccio della moda".
     Consentiteci una ulteriore digressione. La nostra rubrica si chiama "Salute e Bellezza" proprio perché mai e poi mai dobbiamo pagare con la nostra salute (preziosissima) una bellezza che, proprio in quanto tale, è effimera (la vera bellezza nasce da dentro). Unendoci all'auspicio che arriva dalla moda, in attesa di leggi e regole più ferree in campo della salute, abbracciando simbolicamente tutti quegli uccellini che vivono di bricioline ed insalata per essere più belle, ricordiamo un vecchio detto della nonna "mèi l'abundansa ch'la carestia (meglio l'abbondanza della carestia - dialetto Pavese)". Anche in materia di salute e bellezza.

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