PALENQUE E IL RE DIMENTICATO

     La città di Palenque fu considerata dagli antichi Maya una città sacra, uno dei quattro "angoli dell'universo". I templi Maya, spesso disposti in gruppi ideali di tre, riproducevano montagne sacre al cui interno vivevano le divinità e gli spiriti degli antenati. Le stele erette periodicamente nelle piazze simboleggiavano alberi cosmici, capaci di connettere gli spazi inferiori del cosmo con i cieli più lontani, mentre gli altari erano immagini del pianeta.
     Le terrazze ed i templi di Palenque si estendono ai piedi del grande complesso montuoso del Chiapas; la città prende il nome dal cosiddetto "Palazzo", un complesso templare eretto su una terrazza rettangolare e munito di una scalinata monumentale. I bassorilievi e le iscrizioni rappresentano scene di investitura di grandi personaggi della città. Due dei Templi, quello delle Iscrizioni e quello riconoscibile convenzionalmente con il numero romano XIII, erano strutture funerarie e custodivano i sarcofaghi di defunti di rango elevato. All'interno del Tempio, dal pianerottolo, parte una seconda rampa di scale che si addentra nelle viscere della piramide; essa condusse gli archeologi ad un muro davanti al quale furono ritrovati vasi in ceramica, conchiglie marine ricolme di colorante rosso e preziosi gioielli in giada. Oltre il muro, fu scoperta una sepoltura collettiva contenente sei individui privi di corredo. La rimozione di un'altra lastra portò all'interno di una cripta che custodiva, al centro, un enorme sarcofago in pietra, con un coperchio scolpito a bassorilievo: per la prima volta, si ebbe la certezza che anche le piramidi Maya potevano essere state utilizzate come sepolcri.
     Oggi sappiamo che il "signore" sepolto nella cripta era il grande governatore Pakal II. Dall'esame del suo scheletro sappiamo che morì all'età di 40-50 anni; il suo corpo era stato coperto da un sudario rosso e la sua maschera era un finissimo mosaico di lastre di giada, conchiglia e ossidiana fissate su un morbido strato di stucco. La maschera venne rinvenuta, ormai ridotta in pezzi, ancora al suo posto sul volto di Pakal. Vennero rinvenuti inoltre un pendente che raffigurava Zotz, il Dio pipistrello, un copricapo di dischi di Giada, orecchini, collane, un pettorale, anelli, offerte votive: sul Sarcofago e alle pareti della cripta, correvano immagini dei nove signori dell'oltretomba, testimoni del lungo viaggio ultraterreno di Pakal, immagini di rettili, iscrizioni e simboli astronomici. Questa straordinaria scoperta archeologica risale al 1952 e in un primo momento una teoria molto fantasiosa aveva dato adito alla nascita del

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