"filone extraterrestre", legato all'origine dei Maya, identificando il personaggio del coperchio della tomba come un astronauta alla guida del suo mezzo interstellare. Oggi la teoria ufficiale è quella che vede nella figura di Pakal il Dio del mais e nella complessa simbologia riprodotta nella cripta funebre, lo schema mitologico della nascita e della morte.
     L'enigma della lastra tombale del Tempio delle Iscrizioni di Palenque, dal momento della sua scoperta ha fatto veramente parlare molto di sé. Non si è trattato infatti di un semplice ritrovamento archeologico, bensì di una vera e propria curiosità scientifica: gli studiosi che l'hanno esaminata, a cominciare dallo scopritore, l'archeologo messicano Alberto Ruz Lhuillier, sono rimasti piuttosto perplessi non tanto per la traduzione delle iscrizioni, quanto per l'interpretazione di ciò che raffigurava il bassorilievo presente sul coperchio, datato intorno al 690 d.C. La strana immagine, ha in effetti fatto galoppare alquanto la fantasia. Il fatto è che per chiunque la osservi si tratta apparentemente della raffigurazione, in sezione, di un astronauta vissuto in tempi remoti a bordo della sua navicella spaziale. eccoci finalmente all'oggetto del nostro mistero!
     C'è come sempre di più: al centro della cripta sopra descritta si trova un enorme monumento composto dalla pietra sepolcrale e da un blocco monolitico sostenuto da sei supporti anch'essi monolitici, di cui quattro interamente scolpiti. La lastra ha una lunghezza di 3,8 metri e una larghezza di 2,2 metri per un peso complessivo di circa 5 tonnellate. Attorno all'orlo del grosso lastrone di base, corre un'iscrizione pressoché indecifrabile, ricca di segni e simboli; in essi si riconoscono, ricavandole a fatica, tredici date che hanno comunque permesso di fissare l'opera al 692 d.C. e di risalire al nome del defunto re-sacerdote. Sulla superficie di pietra, come abbiamo detto, è stata scolpita l'immagine di un uomo seduto, o meglio, quasi sdraiato in avanti, il quale, ad ogni modo, sembra assumere la tipica posizione di un moderno pilota o astronauta. Dalle narici sembrano fuoriuscire dei tubicini collegati al restante incredibile macchinario anch'esso scolpito. Le mani dell'individuo stringono come dei comandi e delle leve proprio come noi oggi le intendiamo. L'involucro che contiene il personaggio descritto, appare come l'interno di una navicella spaziale vista in sezione e, per concludere questa prima sommaria ma pur sempre sconcertante descrizione, proprio alle spalle del presunto " antico astronauta" sono stati scolpiti persino quelle che sembravano le infuocate vampe di scarico posteriori.

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