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Dulcis in fundo, le pareti della basilica sono completamente rivestite di arazzi fiorentini e fiamminghi, così come lo erano all'epoca le pareti dei castelli e delle antiche dimore private, ma a questo piccolo "mistero" forse c'è un perché: nel 1576-1580, San Carlo Borromeo ordinò di distruggere tutte le pitture murali e gli altari laterali, quindi forse gli arazzi servirono a coprire i segni degli scempi che vennero perpetrati all'interno di questa splendida basilica.
La nostra attenzione però viene calamitata dal quello che è considerato il fulcro dell'edificio: il Coro, un capolavoro scolpito nel legno, splendida opera con varie chiavi di lettura, tra le quali una simbolico-alchemica. Le sue incisioni decorative sono chiamate tarsie e sono molto interessanti. Opera di Lorenzo Lotto, le tarsie si ispirano a temi biblici, anche se l'autore li ha reintepretati caricandoli di simboli alchemici. Qualche anno fa fu organizzata a Bergamo una mostra dedicata a Lotto e ancora oggi, alcuni pannelli, nei quali si parla di alchimia, sono esposti all'interno della basilica. Leggiamo in uno di essi: "In ogni epoca l'alchimia, con la forza dei suoi simboli e dei suoi processi di trasformazione, ha offerto occasioni di meditazione mistica a quanti fossero interessati a conseguire il possibile risultato di un profondo equilibrio interiore". È curioso leggere un documento simile all'interno di una chiesa di culto cattolico, dato che nel passato la Chiesa aveva considerato l'alchimia alla stessa stregua della magia e della stregoneria, mettendola al bando quale attività eretica.
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Può esistere quindi un filo sottile che collega la basilica a qualche messaggio di tipo esoterico? Pensiamo di sì. Andando a curiosare alla Civica Biblioteca di Bergamo, possiamo trovare una raccolta di trattati alchemici datati 1513-1514, scritti dal giurista Giovan Maria Rota, deputato al Consiglio della Misericordia Maggiore, organo che gestiva all'epoca la basilica. Osservando fra le pagine di questi vecchi |
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libri, leggiamo che egli era in contatto con l'alchimista bresciano Giovanni Bracesco da Orzinuovi e che anche monsignor Pietro Lippomano, vescovo di Bergamo nel periodo durante il quale questa bellissima opera lignea fu realizzata, era discepolo dell'alchimista Augurello. Lotto ebbe sicuramente modo di conoscere Augurello, durante l'anno 1503-1505, ed ebbe anche accesso alla |
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