Per quanto il libro sia felice stilisticamente, devo tuttavia riconoscere che la lettura non è agevole e immediata; Roth cesella il carattere e la psicologia dei personaggi in modo pressoché perfetto, rendendo ciascuno una piccola perla della sua collezione di tipi umani, ma al contempo si lascia andare a divagazioni puramente tecniche sul baseball, funzionali al carattere del personaggio narrante, ma pesanti da assimilare per chi conosce nulla di questo sport. I termini tecnici sono onnipresenti e non sempre spiegati adeguatamente e finiscono col rovinare la scorrevolezza della pagina. A parte questa pecca, sarebbe una mancanza imperdonabile non sottolineare i momenti di alta letteratura presenti nel libro; uno su tutti, il dialogo tra Smitty e l'amico Ernest Hemingway durante una battuta di pesca d'altura, mentre disquisiscono, come sempre, su chi scriverà il Grande Romanzo Americano. Solo queste poche pagine valgono la pena di leggere il libro.
Incredibile perfino la scelta dei nomi dei personaggi; già il protagonista, Word Smith, ha come nome di battesimo la sua vocazione, "Parola". Il giocatore Luke Gofannon ha un cognome che in inglese significa "Sparisci!", anticipazione del destino infame di una gloria sportiva. Che dire poi di Gil Gamesh da Babylon, assimilabile a Gilgamesh, protagonista del poema epico babilonese? Infine, la rosa di giocatori di Port Ruppert ha per la maggior parte cognomi di divinità antiche: Frenchy Astarte, John Baal, Wayne Heket, Hothead Ptah, Howie Pollux i più immediati, a voi lettori il divertimento di scovare gli altri.
Silvia Ferrari