banale litigio; per ricercarla non può nemmeno sfruttare le sue doti telepatiche, essendo il suo creatore. L'antico vampiro segue le tracce della donna in tutta Europa, fino ad incontrarla a Dresda, a cavallo tra '600 e '700, schiava volontaria di un potente vampiro indiano. L'incontro è narrato magnificamente: se solo ci scordassimo che i protagonisti sono creature preternaturali, sembrerebbe di assistere ad una scena delicatamente romantica e decadente. Le lacrime di Marius, benché rosse di sangue, sono sincere e dettate dal dolore; e chissà quante volte anche a noi è capitato di litigare così come questi affascinanti personaggi!
Le doti della Rice, a mio parere, stanno tutte in due punti essenziali; la capacità (o la scelta) di rendere più umane possibili le creature protagoniste dei suoi romanzi e lo stile di scrittura che cambia a seconda del protagonista: pacato e riflessivo per Marius, impetuoso e irriverente per Lestat. Il primo punto è stato forse la chiave del successo della saga della scrittrice. Presentare una figura conosciuta come quella del vampiro in un modo così diverso, delicato, inedito le ha permesso di creare ex novo una nuova mitologia del bevitore di sangue. Sbarazzandosi tutto d'un colpo di millenni di leggende ai limiti dell'horror, la Rice ha scelto di pennellare i suoi personaggi come dei "diversi" all'interno dell'umanità, né angeli né demoni, ma solamente diversi. Esseri con una coscienza, alla ricerca di uno scopo per vivere eternamente, bramosi di conoscenza e spesso nostalgici della loro vita mortale, belli e affascinanti; quanta differenza dal "Dracula" di Stoker!
I vampiri della Rice non possono più essere considerati personaggi totalmente negativi, racchiudono in sé una vastissima gamma di sfumature caratteriali che ce li rendono perfino simpatici, nonostante la loro natura di predatori. Eccetto Lestat, personaggio sui generis perfino per gli stessi vampiri. La caratteristica comune di tutte le creature della Rice è la malinconia riflessiva dell'osservatore, la consapevolezza di non poter essere accolto nel mondo dei vivi, seppur spesso questi vampiri si innamorino di mortali dalle particolari caratteristiche di bellezza o genio, come succede a Marius per Botticelli.
È la maledizione dell'eternità: vivere la Storia da protagonisti e non potervi lasciare traccia.
Silvia Ferrari