Programmi televisivi, giornali, trasmissioni radiofoniche, manifesti, dappertutto, siamo bombardati dalle notizie sulle elezioni di aprile; manca ancora poco più di un mese, ma già la lotta tra i giganti, in senso lato, ovvio., Berlusconi e Prodi ha assunto tonalità epiche. In questa baraonda di convention e programmi più o meno elaborati sono riuscita a carpire tante promesse e poche certezze. La prima: l'Unione, questo esperimento botanico che ospita Verdi e Margherita, Rosa nel pugno e Ulivo, è minacciata da rivolte interne. "Che novità!", chioserà qualche lettore; non è certo un mistero che secondo i più la coabitazione forzata di tante diverse identità sia "contronatura", un escamotage prettamente elettorale per guadagnare consensi. Tuttavia mi chiedo cosa succederà in caso di vittoria dell'Unione, quando ci si troverà a dover affrontare in Parlamento temi sociali e fiscali. si spaccherà la maggioranza? Berlusconi tornerà trionfatore trattenendo a stento i "ve l'avevo detto"?
Francamente non credo che Prodi sia abbastanza carismatico da mantenere salde in pugno le briglie di una coalizione tanto vasta ed eterogenea: la presenza di alleati come Bertinotti, che già si è premurato di attaccare l'ala moderata del maxipartito, sospettata di temere e quindi ostacolare una vera riforma governativa una volta al comando, non può certo far dormire sonni tranquilli al Professore. Tanto più che Bertinotti è una serpe in seno: fu proprio lui a generare la crisi che nel lontano 1998 mandò a casa Prodi. Inoltre: come non ricordare la questione dell'outsider Ferrando, quello delle "10 100 1000 Nassiriya", espulso dalla coalizione ed ora deciso a portare avanti una campagna minatoria nei confronti della destra - ovviamente - e, udite udite, di Prodi? Un'altra scheggia impazzita che minaccia ad ogni dichiarazione di bucare il palloncino Unione. Intanto, in casa Berlusconi, il problema degli alleati-cani sciolti non sembra sussistere. "Lo schema a tre punte è superato, l'unico candidato sono io" tuona il Silvio nazionale in risposta a chi accusa la destra di non aver indicato un leader preciso: peccato che tutto questo bisogno di (auto?) convincere mi sembri celare il timore di un colpo di coda improvviso. In fondo Fini è cresciuto politicamente durante questa legislatura ed ha guadagnato grande prestigio personale, insufflando ossigeno nell'agonizzante AN e prendendo bene le distanze da ogni tentazione estremistica: potrebbe non accontentarsi di fare il gregario.