Natale si avvicina a grandi passi e i bimbi volenterosi scrivono lunghe ed appassionate missive all’indirizzo del nonno dalla barba bianca più famoso del mondo: Babbo Natale. L’origine della sua leggenda si perde nella notte dei tempi, così lontano che se ne è persa la memoria, ma proviamo a ripercorrerla insieme.
Narra la leggenda che in una fredda notte d’inverno, fra gli anni 243 e 366 d.C., nell’antica Roma, prese piede l’usanza di scambiarsi regali per il “dies natalis”: gli auguri di buona salute erano accompagnati da ricchi cesti di frutta e dolciumi, segno di prosperità, e doni di ogni tipo, per rallegrarsi della nascita del Bambin Gesù, insieme all’anniversario dell’ascesa al trono dell’Imperatore di Roma, come forte simbolo di prosperità e ben augurio per il nuovo anno. Passarono i secoli e nel 1800 il simbolo di questo rito natalizio divenne un arzillo vecchietto, tutto vestito di rosso e con una lunga barba bianca, residente al Polo Nord, il quale, durante la notte di Natale, distribuiva, con la sua slitta trainata da renne volanti, doni a grandi e piccini, passando anche attraverso i camini delle case per effettuarne la consegna.
Poi cresciamo, diventiamo grandicelli e cocente ci attende la delusione: Babbo Natale non esiste, ci dicono i grandi, non è altro che un fantastico personaggio da leggenda. In realtà, cari lettori, non è proprio così. Una sorta di Babbo Natale o una persona molto simile a lui in realtà è esistito, un certo San Nicola. Nato a Patara, in Turchia, da una famiglia benestante, rimase orfano molto presto ed abbracciò la religione diventando a 17 anni uno dei più giovani preti dell’epoca, diventando poi vescovo di Myra nel IV secolo. Era comunque un prelato particolare, che non faceva sfoggio di paramenti sacri o vesti luccicanti, ma era solito indossare solo un cappuccio rosso sulla bianca capigliatura. Alla sua morte le sue spoglie o le presunte tali vennero deposte a Myra, dove rimasero fino al 1087, anno durante il quale una banda di intrepidi cavalieri travestiti da mercanti le trafugarono e le portarono a Bari, dove sono tutt’ora conservate e che rappresentano il santo protettore della città. Negli anni successivi alla sua morte, nacquero intorno a questo personaggio numerosissime leggende. La più famosa, confermata anche dal sommo vate Dante nella Divina Commedia (Purgatorio, XX, 31-33), è quella di tre fanciulle, tanto belle quanto povere, destinate a non trovar marito a causa della mancanza della dote. Nicola, commosso dalla preghiere del padre nobiluomo caduto in miseria e disperato per l’impossibilità di dar loro marito, decise di intervenire |