particolare su come i bergamaschi recepiscono il funzionamento delle strutture ospedaliere. Nell’impossibilità di analizzare con precisione ogni settore, ci siamo concentrati sui due aspetti più vicini ai cittadini, ovvero l’attività di pronto soccorso ed i tempi di attesa di visite mediche ed esami. Questi ultimi sono piuttosto consistenti e l’utenza li recepisce come troppo lunghi: molti, infatti, avevano affermato di ricorrere a visite private non per scelta, ma in quanto il servizio pubblico chiedeva loro di attendere troppo. Anche il pronto soccorso non risponde alle aspettative dei cittadini, che dicono di non ottenere spesso l’assistenza che si aspettano e di attendere, ancora, troppo tempo. Il risultato finale è che l’utenza recepisce in modo negativo i contatti più immediati con le strutture sanitarie. Chiediamo, quindi, al dott. Salmoiraghi di commentare questi esiti e di spiegarci com’è la situazione “dall’altro punto di vista”.
     “Mi aspettavo esattamente queste due osservazioni perché sono i problemi più scottanti, più complicati da risolvere e per i quali spendiamo la maggior parte del nostro tempo. Siamo consapevoli che qui le cose non vanno bene. Iniziamo dal pronto soccorso: quello di Bergamo ha due problemi, uno strutturale ed uno organizzativo. Nell’ottica del primo problema, il nostro è un brutto pronto soccorso: è nell’interno dell’ospedale, quindi non nella zona in cui dovrebbe trovarsi un servizio del genere e, soprattutto, è in un luogo non espandibile. Abbiamo sfruttato ogni possibile buco, ma restano dei limiti oltre cui non possiamo andare. Non resta altro che aspettare il nuovo ospedale, in cui la situazione sarà totalmente diversa. In questi giorni stiamo intervenendo per rendere più accogliente la sala d’ingresso, perché riteniamo che anche per un anno e mezzo, due anni, meriti un miglioramento.” Dal punto di vista organizzativo Salmoiraghi ritiene di aver lavorato moltissimo, anche rispetto al pronto soccorso di soli 15 anni fa. “A quei tempi avevamo due ambulatori, con un medico chirurgo ed un medico internista di giorno, mentre di notte era solo un medico. L’autista dell’ambulanza decideva se fermarsi al pronto soccorso o portare il paziente in rianimazione o terapia intensiva, se lo riteneva più grave. Questo accadeva 15 anni fa, non un secolo fa. Oggi nel pronto soccorso sono presenti due internisti di giorno ed uno di notte, un chirurgo nelle 24 ore, un traumatologo, un radiologo ed un rianimatore nelle 24 ore, 7-8 infermieri per turno. Quando dico una persona in 24 ore vuol dire avere sei persone in organico; quindi quando parlo di due persone ne intendo dodici e gli infermieri sono circa 50. Per coordinare tutti questi operatori c’è il medico capoturno. Numericamente parlando, le risorse del nostro pronto soccorso sono pari o superiori alla dotazione organica di alcuni piccoli ospedali della provincia.

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