il parroco non voleva che i compagni del defunto partecipassero con le bandiere rosse. Questi allora si presentarono vestiti del saio dei Fratelli della Misericordia, una confraternita di catto-comunisti, così il funerale si svolse lo stesso. Oriana scrive un pezzo che le pare venuto bene. Così, un po’ per capriccio un po’ credendoci, lo spedisce alla redazione de “L'Europeo”, la rivista italiana più importante dell'epoca. All'uscita del giornale, il suo nome campeggia in prima pagina e Oriana comincia a collaborare saltuariamente con “L'Europeo”.
La rottura con “Il Mattino dell'Italia Centrale” avviene nel 1952: Oriana non può accettare di scrivere male di un politico solo per ordine del direttore e viene licenziata. Si trasferisce a Roma, sperando di poter lavorare con più costanza per “L'Europeo”, ma il giornale di Arrigo Benedetti non le apre del tutto le porte. Oriana di decide così a rivolgersi allo zio giornalista Bruno Fallaci, nel frattempo divenuto direttore di “Epoca”. Lo zio le affida incarichi di poco conto, probabilmente per non essere accusato di nepotismo. Quando però giunge ad “Epoca” un nuovo direttore, Enzo Biagi, Oriana viene cacciata. Fortunatamente anche “L'Europeo” nel frattempo cambia direttore: arriva Michele Serra; questi assume Oriana e decide di farla viaggiare. Giunge così il primo incontro di Oriana con gli Stati Uniti: il giornale la invia in California per una serie di articoli sulle star cinematografiche di Hollywood, poi raccolti in “Hollywood dal buco della serratura”. Questa prima straordinaria esperienza, che permise ad Oriana di conoscere i miti del cinema dell'epoca e di fare amicizia con il regista Orson Welles, viene ricordata dalla scrittrice nel suo primo romanzo, “I sette peccati di Hollywood”, con prefazione di Welles.
Oriana è ormai una firma conosciuta, i suoi articoli sono sempre un successo. Nel 1956 il nuovo direttore de “L'Europeo”, Giorgio Fattori, le propone un lungo viaggio, accompagnata dal fotografo Duilio Pallottelli, per documentare la condizione femminile nel mondo. Inizialmente non entusiasta di questo incarico, durante il viaggio Oriana si appassiona agli innumerevoli mondi e società che incontra: intervista donne anziane, spose bambine, matriarche, moderne giapponesi, incontra condizioni di sottomissione tali che le ragazze americane le sembrano, per contrasto, delle terribili virago. Anche da questo viaggio, come dal precedente, Oriana ricava un libro, “Il sesso inutile”, pubblicato da Rizzoli. Non è un gran successo di critica.
L'idea di un vero libro, non una raccolta di articoli, torna a bussare insistente. Nel 1962 esce “Penelope alla guerra”, la storia di una donna con un nome da uomo, Giò, che prende in mano la propria vita e viaggia, si innamora di