con i fatti il proprio valore. Nel 1983, in Libano, due autobombe uccidono più di quattrocento soldati, schiantandosi contro i quartieri generali francese e americano. Oriana prende il primo volo disponibile e torna a Beirut: per “Guardare e riguardare”. Nessuna intervista, nessun reportage, solo la volontà di osservare, per poter scrivere un romanzo, una “Piccola Iliade”. Inizia a scrivere il nuovo libro nell'estate del 1985, attingendo dall'esperienza sui campi di battaglia del pianeta, ai suoi cimeli di guerra, ricorrendo a manuali di strategie belliche e trattati di storia militare, dizionari e libri sui dialetti italiani. È un lavoro lungo e paziente, paragonabile solo all'impresa di scrivere “Un uomo”. Si interrompe solo nel 1988, per tornare in Italia al capezzale del padre Edoardo, colpito da un tumore ai polmoni. Dopo il funerale, Oriana torna nella solitudine della sua casa a New York e lì finisce di scrivere “Insciallah”, un romanzo epico, potente, grave come solo la morte sa essere. È il 1990: con l'ultima decade del secolo, Oriana scopre di ospitare dentro di sé lo stesso male che ha ucciso i suoi genitori. Inizia una guerra privata, con un'Oriana che lotta contro l'Alieno, come lo chiama lei, ma che non smette nemmeno di fumare, per dimostrare che la sua volontà è più forte del tumore.
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Dopo “Insciallah” inizia un silenzio lungo undici anni. Undici lunghissimi anni: fino all'11 settembre 2001, quando l'attentato alle Torri Gemelle sconvolge il mondo intero. Oriana esce dal suo silenzio, pubblica su “Corriere della Sera” un lungo articolo di denuncia: denuncia contro la minaccia islamica, contro il lassismo dei garantisti europei, contro il pericolo che la sua amata Italia diventi una succursale di Allah. L'articolo prelude a un libro, “La rabbia e l'orgoglio”, a cui faranno seguito “La forza della ragione” (2004), “Oriana Fallaci intervista se stessa” (2004) e “L'Apocalisse”(2005). Con questi libri |
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duri, schierati, Oriana si attira le critiche di gran parte dell'opinione pubblica italiana e di molti suoi colleghi: cominciano le parodie crudeli e di cattivo gusto dei comici da avanspettacolo che popolano il palinsesto italiano, si sprecano gli articoli indignati della sinistra multiculturale e tollerante. Chi, tra politici e giornalisti, ha il coraggio di sostenere le posizioni di Oriana, viene tacciato come lei di razzismo e fanatismo cattolico, anche se Oriana mai è stata credente.
Dopo una decennale battaglia contro il cancro, Oriana sente avvicinarsi la fine. Nel 2006 torna in Italia, silenziosamente, senza clamori. La morte la coglie a Firenze il 15 settembre 2006, a 77 anni. Oriana lascia incompiuto il suo ultimo romanzo, che verrà comunque pubblicato: si tratta della storia dei suoi avi tra il 1700 e la fine del 1800. |
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