FAZIONI NEL MONDO DELL'ARTE CONTEMPORANEA
di Cristiano Calori
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È in corso, per chi fosse interessato all’argomento, una vera e propria guerra senza esclusioni di colpi tra le due principali posizioni dominati nel mondo dell’arte contemporanea. I vari botta e risposta hanno occupato, negli ultimi mesi, molto spazio sulla stampa nazionale: Corriere e Panorama, tanto per citarne due, hanno partecipato al dibattito con artisti, critici, curatori. I personaggi mediaticamente più rilevanti di queste due opposte correnti sono Francesco Bonami e Vittorio Sgarbi, seguiti a loro volta da riviste, critici, artisti e intellettuali vari. Da una parte Francesco Bonami, critico d’arte e curatore della Biennale di Venezia del 2003, del quale consiglio il libro “Lo potevo fare anche io, perché l’arte contemporanea è davvero arte”, rappresenta e sostiene la posizione nella quale l’arte contemporanea deve tenere aperta una finestra sulla società contemporanea, posizione già di Arnold Hauser (1892-1978), il quale sostenne una teoria dell'arte in cui i fenomeni artistici sono analizzati in stretta relazione con il loro contesto storico e sociale, respingendo un'autonomia dell'arte; una visione dell’arte più elitaria nella quale si riconoscono una minore parte dei committenti dell’arte contemporanea ma i più influenti sul mercato, vantando maggiori consensi da parte della critica e dei curatori con i quali spesso sono in stretta relazione.
Dall’altra parte c’è Vittorio Sgarbi, grande storico dell’arte, comunicatore straordinario, assessore alla cultura di Milano, che rappresenta e sostiene quella parte per la quale gli artisti si devono rifare alla tradizione della pittura e scultura ed in un certo senso ritengono che l’arte debba parlare di se stessa e dei temi universali dell’uomo e non debba essere necessariamente innovativa o aperta alla società. Una posizione che fu anche di Giovanni Testori (1923-1993), intellettuale di riferimento del mondo cattolico; questa visione dell’arte è compresa e apprezzata dalla maggior parte del pubblico che si reca alle mostre, il quale in genere rifiuta l’arte troppo concettuale o effimera, ma è osteggiata dalla maggior parte della critica e dalle Gallerie più influenti.
Tralasciando di approfondire ulteriormente questi temi, forse noiosi, va riportata sinteticamente a queste due posizioni l’attuale (ma annoso) dibattito all’interno dell’arte contemporanea. Posizioni molto distanti l’una dall’altra, ma che stanno alimentando polemiche e dibattiti utili, mostre che si contrappongono ad altre, libri scritti in risposta ad altri. Il sistema dell’arte contemporanea italiana rispecchia qualsiasi altra parte della società che fa della
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