frammentazione e della disomogeneità la sua caratteristica principale: viviamo in un paese in cui tutti sono contro tutti. Il più popolare Sgarbi, nelle sue scelte in qualità di Assessore alla cultura di Milano, non ha escluso in verità mostre che si occupano di artisti che appartengono alla contemporaneità, come nel caso di Andreas Serrano, artista e fotografo americano molto duro: scelta per nulla in sintonia con le altre fatte da Sgarbi, come per esempio la recente Arte italiana 1968-2007 Pittura, a Palazzo Reale, nella quale espongono artisti per la maggior parte non presenti nelle gallerie più sperimentali e soprattutto legati alla pittura figurativa. Il sottotitolo “L’altra faccia della storia dell’arte di questi ultimi decenni” la dice tutta sull’obbiettivo della mostra.
     La corte di Bonami si riconosce in Gallerie pubbliche o private più visibili mediaticamente ed in certe fondazioni create da stilisti (Prada e Trussardi per esempio) e rischia di sembrare in questo contesto un po’ auto referenziale ed esclusiva a priori;  per averne conferma, basta comprare la rivista Flash Art, organo ufficiale di questa comunità il cui direttore, Politi, non perde occasione per demolire e ridicolizzare qualsiasi posizione non in linea con le scelte editoriali della sua pur pregevole rivista in trincea da decenni, della quale, il bersaglio preferito è da, qualche tempo, Vittorio Sgarbi.
     Bergamo centra in tutto ciò? Centra, centra, se si osserva con attenzione andando oltre la superficie di apparenza si noterà che anche a Bergamo ci sono in scala ridotta (di provincia) i sintomi e le avvisaglie di questa guerra in corso. Basta leggere le recensioni de “L’eco di Bergamo” delle mostre fatte in città, oppure, analizzare bene le scelte della GAMeC, della Provincia e dei vari spazi pubblici nei quali si confezionano mostre aperte al pubblico.
     Mi sembra evidente che la maggior parte del mondo culturale bergamasco digerisca mal volentieri le scelte della GAMeC, al di là di un atteggiamento di facciata, e la stessa GAMeC promuove mostre che non lasciano dubbi sul proprio orientamento culturale. Nessuno si è chiesto perché la mostra di Gianfranco Ferroni, artista legato alla tradizione e alla pittura, sia stata fatta in una sede secondaria come il Palazzo della Ragione e non nelle sale profumanti di incenso e santità della GAMeC? Guarda caso un'altra mostra dedicata a Ferroni, fortemente voluta da Sgarbi, sarà contemporaneamente a Palazzo Reale fino al 16 Settembre.
     Pur non avendo la lingua tagliente (dietro una scrivania si diventa tutti un po’ politici) del suo maestro e mentore Politi, sappiamo benissimo quali programmi abbia Giacinto Di Pietrantonio per la nostra GAMeC e non ho mancato da queste

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