pagine di esprimergli più complimenti che critiche. Da che parte stia io penso lo si intuisca. Vorrei comunque precisare ai sacerdoti della contemporaneità, di non ritenersi una specie di comunità intoccabile, chiusa, che si autocelebra nelle Fondazioni (Prada o Trussardi fa lo stesso) o in libricini per addetti ai lavori, ma di scendere sulla terra, andare nelle Università, nelle Accademie, negli assessorati alla Cultura e cercare di ricostruire quel buco nella conoscenza dell’arte degli ultimi trent’anni, spingere nell’interesse di tutti perché i nuovi musei di arte contemporanea che necessariamente si faranno in Italia nei prossimi anni, in vistoso ritardo rispetto ad altri paesi, si dotino di collezioni prima di tutto di movimenti già storicizzati (lo sono già tutti fino alla fine degli anni ottanta) ma ancora sconosciuti ai più e successivamente anche di collezioni di arte contemporanea, per scrollarsi di dosso quei sospetti per i quali gli addetti ai lavori dell’arte contemporanea siano interessati solo al mercato dell’arte contemporanea e alle sue fiere.
Ai Guelfi dell’arte contemporanea, tra i quali includerei anche il bravissimo Philippe Daverio (ex assessore alla cultura di Milano e conduttore televisivo di Passepartout, trasmissione cult di Rai 3 www.passepartout.rai.it), oltre che al già citato Sgarbi, chiederei, in virtù della loro cultura e capacità di relazionare con la storia i vari movimenti artistici, di dedicarsi alla divulgazione dell’arte senza mettere troppo il naso in ciò che bolle nelle pentole dell’arte contemporanea, la quale va lasciata sedimentare per conto proprio, altrimenti corrono il rischio di sembrare dei vecchi conservatori.
Infine vorrei spezzare una lancia in favore di tutto il mondo dell’arte contemporanea il quale, in un pianeta dove sono tutti moralizzatori, opinionisti e critici di qualcosa (politica, società, televisione) è una dei mondi più vivi e puliti dove si producono ancora “idee pure” che si distaccano dal passato e cercano di far progredire il pensiero. Viviamo un epoca nella quale c’è un grande risveglio di tutte le arti (musica, architettura, cinema) e chi non se ne rende conto e considera mediocre la nostra epoca, piena di contraddizioni questo sì, è perché è mediocre la propria cultura (o peggio la propria vita).
cristiano.calori@fastwebnet.it
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