SATIRA, GRAFICA E LIBERTÀ D'ESPRESSIONE IN MOSTRA A BERGAMO
                                                      di Chiara Castelli

     Ridere fa bene alla salute, questo è risaputo, ma quanti conoscono il taglio sottile di un buon motto di spirito? Lo sanno, a quanto pare, gli oltre 100 autori di satira politica che hanno contribuito, con tavole originali, video, sculture, stampe, libri, riviste e conferenze, alla prima edizione della mostra “Ludere et ledere. Umorismo grafico e satira politica”, in programmazione fino al 10 giugno al Museo storico di Bergamo, Città Alta.
     L‘idea della mostra nasceva dall’esigenza, sorta dopo il riallestimento del Museo di tre anni fa, di valorizzare culturalmente il territorio di Bergamo con eventi che mettessero in luce e salvaguardassero il suo grande patrimonio storico, cui cittadini come Paolo Moretti (collezionista di stampe e riviste di satira otto e novecentesche) hanno saputo contribuire, e per il bisogno di trovare un punto di vista che riducesse la complessità della storia bergamasca e italiana degli ultimi due secoli. La scelta così è caduta su di un argomento che ai bergamaschi sta a cuore dal 1848, dai tempi delle stampe antivenete di Arlecchino e Pantalone: la satira.
     Nonostante la collocazione cronologica di molte delle opere presentate, la mostra dà prova di quanto questo particolare tipo di umorismo sia tutt’altro che superato e sia anzi radicato e sempre attuale: è questo il caso degli spot caroselliani con cui si apre la mostra, quelli  nati dalla matita di Gino Gavioli, con i loro esilaranti “nonsense” e la comicità senza fronzoli che riesce ancora a


rappresentare un’Italia all’inizio del boom economico, e quelli, anch’essi storici e conosciutissimi, di Marco Biassoni, famoso per “Arriva Lancillotto succede un quarantotto”, serie pubblicitaria realizzata per Gran Pavesi fino al 1975. Tra questi vengono presentati anche i lavori di Bruno Bozzetto, fortunato
inventore del Signor Rossi e ideatore di lungo e cortometraggi famosi anche per la critica internazionale (“Mister Tao”, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino nel 1990 e “Cavallette”, in nomination per l’Oscar nel 1991), quelli di Osvaldo
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