CLASSIFICA SULLA QUALITÀ DELLA VITA: Bergamo retrocede
di Pierluigi Piromalli |
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Come ogni anno il quotidiano finanziario di maggior tiratura nazionale ha reso pubbliche le classifiche relative alla qualità della vita nelle città italiane, basandosi, come di consueto, sui maggiori indicatori economici di riferimento quali, per esempio, il reddito, il livello occupazionale, gli investimenti, il risparmio e così via.
Pur nel moderato scettiscismo che accompagna solitamente la lettura di queste curiose e talvolta opinabili graduatorie, che sovente prescindono dalle realtà effettivamente percepite e vissute dalla collettività, costituisce un dato di fatto di come Bergamo, stretta nella morsa della produttività garantita dall'industria e dal terziario e del commercio spumeggiante esaltato dai sempre più strategici ed intasati centri commerciali, sia retrocessa di diverse e significative posizioni, contraddicendo il ruolo che forse le spetterebbe se non altro per interpretare il ruolo di città di provincia collocata in un contesto geografico di indubbio privilegio.
Senza voler entrare nel merito di considerazioni sociologiche che richiamano il concetto di qualità della vita e senza scomodare studiosi, anche illustri, che hanno teorizzato dottrine socio economiche per giustificare il benessere e tutto ciò che vi ruota intorno, si può concludere che un conto è discorrere di lavoro e ricchezza per stilare ipotetiche classifiche di merito e altro conto è misurare i valori personali al fine di utilizzarli come indicatori del benessere reale. Dimenticando per un istante la solenne classifica firmata dal "Sole 24 ore", comunque indicativa di precisi fattori ambientali, demografici e statistici, basterebbe aver letto e continuare a sfogliare le pagine di cronaca dei quotidiani cittadini, comprese quelle non meno importanti dedicate all'economia locale, per capire che Bergamo e provincia, pur nel benessere collettivo generato dalle attività produttive e dai servizi connessi, convive con una realtà camaleontica che prospetta scenari piuttosto sinistri nel medio e lungo termine.
Il dato più allarmante, aspetto sul quale mi sono già ampiamente e precedentemente soffermato in passato in questa rubrica, è costituito dalla crescita esponenziale dei reati comuni commessi sul territorio cittadino e provinciale e dalle scarse attività di controllo, di prevenzione e di repressione che rendono il fenomeno sempre più inquietante, incidendo in modo significativo sulla qualità della vita della collettività. Se a questi aspetti si aggiunge il corollario del degrado ambientale costituito da situazioni fuori controllo e tollerate da tempo, non si può che censurare l'operato dell'attuale Amministrazione che si è colpevolmente dimenticata di salvaguardare il
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