Al di là di facili ironie, è evidente che il problema del commercio abusivo si inserisce in un contesto molto più ampio e complesso che, negli anni, è stato colpevolmente favorito proprio dall’inerzia delle istituzioni che oggi intendono combattere un fenomeno radicato sul territorio e difficilmente contrastabile. Nel DNA della politica nazionale, e ancor di più in quella locale, evidentemente alberga un perverso senso di espiazione per colpe riconducibili all’opulenza occidentale, che impedisce di sradicare fenomeni altrimenti rifiutati dalle regole sociali di convivenza. Cosicché la collettività, secondo un credo ufficioso e sussurrato dalla “intellighenzia” di salottieri locali, dovrebbe accettare passivamente e silenziosamente le anomalie generate dal nostro sistema sociale, la cui colpa astratta risiede nel fatto di aver favorito diversità globali che si trasferiscono in attività tipiche della sopravvivenza come, per l’appunto, il commercio abusivo perpetrato dalle sempre più numerose comunità di immigrati.
     Le contrapposte scuole di pensiero dibattono la matrice del fenomeno definendola ora come esternazione di una multietnicità e, quindi, giustificandone l’esistenza, ora come una bieca pratica di abusivismo commerciale che, come tale, deve essere debellato, ma tale forma di commercio costituisce il male minore se raffrontata ad un’altra deriva dell’immigrazione standardizzata, ovvero l’accattonaggio, una pratica che in città sembra generare cospicui profitti per i suoi sempre maggiori seguaci. Eppure, la fastidiosa attività di accattonaggio – reato depenalizzato fatta eccezione per le attività indotte e commesse per opera di minori – non sembra essere percepita come un sintomo di degrado sociale oltre che ambientale. Coloro che dovrebbero vigilare sembrano restii a prevenire, anche se sarebbe più corretto utilizzare il termine di reprimere, una abitudine che, contrariamente a quel che normalmente si crede, genera guadagni sorprendenti. Basta percorrere le strade cittadine per rendersi conto di come le sacche di persone dedite all’accattonaggio crescano periodicamente senza alcun controllo e come le zone nevralgiche siano mete ambite per coloro che trovano più semplice attendere la buona azione quotidiana dell’immancabile cittadino scosso dalla povertà apparente. I questuanti sono, inoltre, veri artisti di strada che hanno la capacità di spingere i soggetti più sensibili alla commiserazione, facendo leva soprattutto sui sentimenti di anonimi anziani, tradizionalmente più propensi all’azione caritatevole.
     L’inerzia dell’amministrazione comunale costringe, quindi, la cittadinanza a convivere con realtà estreme, figlie di una tendenza generalizzata che ha letteralmente scaraventato nelle strade e nei quartieri cittadini masse di disperati o di finti disperati che hanno compreso le debolezze della collettività ricorrendo a collaudati artifizi di sopravvivenza.

      pagina 02 di 02
 
 
 
 
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Bergamo, Abusivismo, Abusivi, Venditori, Commerciale, Accattonaggio, Centro, Città, Immigrati, Vigili, Polizia urbana, Negozianti