IL PARCO SCIENTIFICO BERGAMASCO "KILOMETRO ROSSO"
                                 di Pierluigi Piromalli

     La comunità bergamasca convive, nel bene e nel male, con realtà in perenne trasformazione ed è ormai protesa irreversibilmente ad assistere agli incessanti mutamenti del proprio assetto territoriale, sociale, economico e industriale. In questo scenario evolutivo, che costituisce senza dubbio l'occasione per Bergamo di recitare un ruolo di primo piano in piena sintonia con la propria vocazione imprenditoriale e commerciale, si prospettano situazioni di rilievo che potenzialmente consentiranno alla città di assumere una sempre maggiore importanza in ambito nazionale e soprattutto internazionale.
     Mi riferisco, in particolare, alla nascita del parco scientifico che sorgerà a ridosso del "Kilometro Rosso", autentica invenzione post-moderna già visibile nel territorio compreso tra i comuni di Dalmine e Bergamo, che permetterà alla città di dotarsi di poliedrici centri di ricerca ed innovazione di assoluto privilegio: il gruppo Italcementi, l'Istituto Mario Negri, il Centro delle Professioni, l'Università di Bergamo, la Brembo e il colosso di ricerca frutto della joint venture Brembo-Daimler Chrysler.
     A prima vista potrebbe sembrare che il Kilometro Rosso, che già ha fatto discutere politici, intellettuali, conservatori, progressisti, liberali e più semplicemente cittadini comuni, diventi più un richiamo estetico architettonico per le migliaia di veicoli che ogni giorno transitano dalla congestionata autostrada "Serenissima", che la barriera oltre la quale si è voluto individuare strategicamente un centro di avanzata ricerca tecnologica di estrema qualità, perno sul quale Bergamo intende modellare una realtà non unicamente rivolta alla dilagante galassia commerciale ed industriale. Di questi tempi, è significativo che la parte più influente della comunità cittadina si renda volontariamente promotrice di iniziative che favoriscano la crescita sociale ed economica sotto quel profilo tanto vilipeso della ricerca inibita dalla mancanza cronica di fondi e dalla disattenzione istituzionalizzata di politici e amministratori.
     Forse Bergamo, nella speranza che il progetto possa assumere sempre maggiore visibilità ed importanza, ha compreso che il futuro prossimo e soprattutto la competitività del proprio patrimonio industriale e produttivo non possano prescindere da sforzi univoci per sostenere la ricerca tecnologica e scientifica, con tutte le ricadute positive che tali investimenti potranno generare nel medio e lungo termine. La forza di un microcosmo sociale risiede
non solo nella consapevolezza dei propri mezzi produttivi ed economici, ma anche nella volontà di salvaguardare la fonte di quel benessere e di quella ricchezza che si alimentano attraverso l'acquisizione di nuovi strumenti che solo la ricerca scientifica può garantire.

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