AUTORITÀ LOCALI E SICUREZZA
                                 di Pierluigi Piromalli

     Il problema della sicurezza, argomento attualmente dibattuto dall’Esecutivo nazionale soprattutto in relazione ai recenti fatti di cronaca estiva, ha assunto contorni più marcati anche per la collettività orobica e, complice una realtà quotidiana scossa da fatti di cronaca nera sempre più inquietanti, pare sia diventato oggetto di imminenti provvedimenti prefettizi. La questione sicurezza è stata più volte esaminata, sottolineando come l’intera provincia bergamasca sia meta di sodalizi criminali più o meno strutturati, attirati da un tessuto sociale economicamente forte.
     La ragione di una colpevole disattenzione alla tutela della collettività, che purtroppo coinvolge anche il capoluogo orobico, va ricercata nell’atteggiamento dei vertici istituzionali che hanno giudicato prioritario, più per ragioni di opportunità politica ed elettorale, il dibattito anche mediatico sulla criminalità organizzata, cancro difficilmente estirpabile dallo Stivale a causa delle consolidate connivenze tra mafia e politica. Cosicché la microcriminalità, che attenta e avvelena la quotidianità di milioni di persone, è diventata argomento meno gettonato e, con una certa colpevole accondiscendenza della stampa nazionale, si è finito, con una grottesca faciloneria, per individuare nei questuanti in generale l’appendice di un problema che va oltre il mero accattonaggio. Il ministro Amato, uomo forte della maggioranza e mister “novantamila miliardi”, ha annusato le inquietudini di una popolazione spazientita ed ha ammonito le forze della coalizione di governo e soprattutto la sinistra radicale che, come da copione, ha subito stigmatizzato la proposta del “pacchetto sicurezza” al vaglio del consiglio dei ministri, prospettando il rischio di una deriva autoritaria e fascista qualora il Governo non intervenga efficacemente sull’aspetto sicurezza.
     Spostando la questione nei singoli contesti cittadini e provinciali si può osservare come le comunità siano costrette a convivere con situazioni paradossali che la politica locale sembra non trattare con adeguata fermezza e convinzione. Bergamo, più di altre realtà nazionali, patisce la cronica carenza di organici preposti alla tutela della sicurezza e lamenta scarsità di risorse rivolte al controllo del territorio ed alla prevenzione dei reati. La cronaca locale è pregna di fatti penalmente rilevanti che quotidianamente si consumano in città e nei paesi e che destano preoccupazione per la popolazione, sempre più orientata a sostenere il ricorso alle maniere forti ed ad abiurare il principio del garantismo, parola che, nell’immaginario collettivo, ha assunto il significato di impunità generalizzata. Il territorio cittadino, come già più volte denunciato, ospita aree degradate che costituiscono il terreno fertile per il riprodursi di sacche di microcriminalità che agiscono con preoccupante disinvoltura.

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