Forse i maggiori poteri che i sindaci delle grandi città – in primis la Bologna di quel Cofferati tanto inviso dai suoi stessi compagni militanti di partito – richiedono al Governo per contrastare il dilagare della criminalità potrebbero davvero rappresentare il punto di partenza per individuare e gestire risorse sul territorio senza attendere il disco verde dei vari Mastella o Ferrero, titolari di dicasteri e politici sordi alle grida di allarme lanciate dalla collettività. Sarebbe curioso assistere alla reazione dell’amministrazione cittadina e soprattutto verificare l’uso effettivo di questi poteri da parte del primo cittadino che, pur essendosi distinto per doti di comunicatore, sembra non aver ancora abbandonato del tutto quell’atteggiamento di amorevole comprensione che lo ha condotto, nel corso del suo mandato, a tollerare comportamenti non propriamente encomiabili soprattutto da parte di aree anarchiche e comunità straniere un po’ restie alle regole ed al rispetto altrui. Il dato di fatto è che Bergamo è una città che sa apparentemente celare gli aspetti più aberranti del suo benessere ma che rischia, in futuro, di trasformare soprattutto le prime periferie cittadine in realtà suburbane inaccessibili.
     Nel frattempo, prefettura ed amministrazione preferiscono affrontare per gradi il problema sicurezza, proponendo interventi sicuramente significativi ma non prioritari rispetto alla complessa vita cittadina: l’istituzione di un referente tra le forze dell’ordine per ogni istituto scolastico di città e provincia. Il progetto, recentemente ufficializzato, è sicuramente encomiabile ed aiuta a mitigare le preoccupazioni dei genitori per i figli che frequentano le sempre più multietniche scuole. L’obiettivo, negli intendimenti del neoprefetto di Bergamo e per usare le sue stesse parole, è quello di “creare un raccordo più efficace tra i direttori scolastici e i responsabili della sicurezza, per dare assistenza sia ai ragazzi sia ai docenti”. Francamente, nulla togliendo a queste lodevoli intenzioni che, si spera, possano diventare certezza allo scopo di contrastare i fenomeni del bullismo e dello spaccio di droga nelle scuole, ci si sarebbe aspettato uno sforzo suppletivo e qualche parola in più circa la prevenzione e la repressione dei reati comuni. Purtroppo la collettività orobica ha già assistito a spot elettorali naufragati come il famoso vigile di quartiere, figura un po’ ambigua e rimasta senza consacrazione istituzionale.
     Dal momento che i vertici politici nazionali ignorano colpevolmente i problemi legati alla diffusione della criminalità che, coniugati al dilagante garantismo e alle generosi leggi sull’indulto, hanno generato e generano allarme sociale, sarebbe finalmente auspicabile che le forze locali cittadine, amministrazione e prefettura per primi, cominciassero ad assumere iniziative efficaci coinvolgendo e coordinando sul territorio più forze di polizia possibile.

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