PISTORIUS: OLTRE LA DISABILITÀ
                                 di Enrico Caruso

     Oskar Pistorius, con la sua forte personalità, è riuscito a riempire i rotocalchi della nostra calda estate. Pistorius, già in  tenerissima età,  a 16 mesi, fu sottoposto all’amputazione degli arti, ma con la sua forte tenacia, oggi possiamo dire che ha  superato i suoi stessi limiti, per riuscire a mettere in crisi la normativa dei normodotati, che regola la partecipazione alle olimpiadi.
     Tutta la stampa italiana ha posto l’attenzione solo sull’aspetto tecnologico, che, forse, potrebbe fare la differenza tra la corsa di Pistorius e quella dei normodotati. Ora Pistorius vuole correre con i normodotati, ma la Federazione, vietando l’uso di dispositivi tecnici, potrebbe escludere questo campione dalla partecipazione alle prossime Olimpiadi, che si terranno a Pechino nel 2008. Ricordiamo che attualmente Oskar, confrontandosi con i normodotati, al Grand Prix di   Sheffield purtroppo è stato squalificato, ma al Golden Gala di Roma ha ottenuto il secondo posto nei 400 b. Credo che l’aspetto tecnologico abbia solo offerto una marcia in più alle qualità atletiche di Oskar Pistorius e non possiamo però dimenticare le qualità psicologiche e le grosse risorse che tale soggetto possiede. Già vincitore dell’oro alle Paralimpiadi, in virtù delle sue protesi di carbonio, vuol scalare altre “cime” e tutto questo ne fanno di lui un personaggio che dovrebbe essere un esempio a chi si rinchiude nella propria disabilità, osservando la vita.
     Il campione sudafricano sicuramente avrà tanto sofferto, sicuramente conoscerà la depressione,  ma lui, in barba a questi sentimenti, è riuscito a dare un senso alla vita, quando questa non gli aveva sorriso già a 16 mesi. Egli è un mattatore che desidera passare dal mondo “paralimpico” al mondo olimpionico, o almeno cerca di ridurre la distanza tra questi due universi, offrendo così,  forza e speranza per chi vuole riprendere a sognare. Credo che Oskar abbia ben accettato la sua disabilità, per poi “superarla” o inverarla, in una corsa che lo ha portato alla vittoria. Lui ha sempre creduto nelle sue gambe, in pista diventa un ghepardo, con una strana falcata da raggiungere ogni “piè sospinto” normodotato.
     Pistorius, nella sua vita, ha sempre voluto correre e in parte ha oggi realizzato il suo sogno. Egli non si è lasciato sconfiggere dal “limite”: la sua disabilità è stato anche un modo per conoscere la vita e per rafforzare la sua stessa autostima. In queste sue corse, egli dimostra di avere grandi risorse a livello dell’Io, ma nello sesso tempo la sua stessa caparbietà è la dimostrazione di una reazione alla grande sofferenza psicologica, che per anni gli aveva precluso

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