funzionale alla storia e alle caratteristiche dei personaggi descritti, ma una volgarità del genere è fastidiosa: pare quasi uno scimmiottare i passaggi più sensuali di Roth - a cui peraltro il nostro autore è stato paragonato - riuscendo però solamente a rendere una brutta copia volgarotta e dieci volte più estesa dello scrittore americano.
A questo punto i nostri lettori, dopo tanto mio disapprovare, si potrebbero chiedere dove stia la bravura che ho elogiato all'inizio. Il punto è che la classe è presente, si capisce che Piperno ha talento, e molti passaggi del libro lo confermano; purtroppo, pensando di fare cosa gradita e di colpire il lettore, quasi sempre indulge a quel voyeurismo che tanto va di moda oggi tra film e libri, fedele all'equazione "più scabroso = più vendite". Io non credo sia questa la cifra della bravura di un autore e non è questione di essere bacchettoni: leggete un libro della Fallaci o di Tolstoj e poi ne riparliamo.
Anche i personaggi pagano questa overdose di sesso sparso a piene mani tra le pagine. Il tentativo è quello di cesellare figure memorabili e particolari, dando spazio all'introspezione psicologica: il risultato è quello di avere, dal capostipite Bepy al narratore Daniel, una carrellata di sociopatici con una serie pressoché infinita di comportamenti ossessivo-compulsivi ovviamente riguardanti le più diverse perversioni sessuali. Abbiamo il playboy adultero che si sollazza a base di "urina-party" (testuale), trovando la forza, in punto di morte, di fare una bella lezioncina sull'utilizzo dei propri genitali al nipotino timido e presumibilmente gay; c'è il narratore feticista, che ruba la biancheria di qualsiasi donna conosca e ci allieta con divagazioni sui suoi sogni erotici; c'è l'amichetta d'infanzia che pare una pornodiva già a quattordici anni: insomma, un bel campionario di pruriginose descrizioni che fanno passare in secondo piano tutto il resto. Direi un caso lampante di pubblicità ingannevole: più che una saga familiare, un romanzo ossessivamente incentrato sul sesso.
Alla domanda iniziale, ovvero se questo libro è la consacrazione di un nuovo talento, risponderei un deciso no. Piperno deve ancora fare molta strada, anche se rispetto allo sconsolante panorama italiano attuale ha sicuramente delle carte in più da giocare; quando riuscirà ad abbandonare la strada furbetta segnata da questa prima opera troverà forse il modo di sbocciare artisticamente.
Silvia Ferrari
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